8 Lug 2020

Europa: Conte e Merkel, asse necessario

Italia-Germania

Europa tedesca o Germania europea? Temuta la prima, auspicata la seconda. Questione comunque al centro della storia continentale e del suo processo d’integrazione. Anche ora che Berlino ha assunto la presidenza di turno dell’Unione Europea. Fa da sfondo al giro di capitali del Presidente Conte: aiutare Angela Merkel a risolverla, aiuta noi stessi. Si fa senza partito preso, con progetti nazionali credibili e concreti.

La Cancelliera ha in effetti posto le premesse per il suo sostanziale superamento. Lo ha fatto – convinta finalmente che la debolezza di alcuni può essere la rovina di tutti – accantonando decenni di ortodossia del rigore, con una sua personale versione del «whatever it takes». Intesa a salvare il mercato unico dall’implosione, indicare la via ai Paesi “frugali”, ricucire – ecco il punto – il rapporto con le opinioni pubbliche divenute euroscettiche. La Germania europea.

Lo ha fatto, allo stesso tempo, certa della sua forza ritrovata all’interno per aver gestito al meglio la pandemia e consapevole del peso insostituibile di Berlino per definire le priorità europee e consentirne la realizzazione. Ben al di là dell’ossequio più o meno formale al motore franco-tedesco. L’Europa tedesca.

Il covid ha ancora una volta accelerato i processi e favorito una sintesi proficua che pareva irraggiungibile. Occorre prenderne atto e trarne le conseguenze. Potrebbero rivelarsi positive.

L’effetto principale è strutturale. L’Europa si è rimessa in moto e, per quanto faticosamente e non senza contraddizioni, cerca di far muovere in sinergia le sue istituzioni (Consiglio, Commissione, Parlamento: in sostanza, la “politica” e le burocrazie) per attenuare le divisioni e tornare ad essere competitiva sulla scena globale.

Tutto ciò non può avvenire senza una guida, un progetto, la definizione di priorità. Della guida, si è già detto e la Presidenza tedesca dell’Unione ne sarà il banco di prova. Il progetto appare chiaro: Angela Merkel sembra voler fare il miglior uso possibile di un «make Europe great again» altrimenti di assonanza trumpiana. Altrettanto definite sembrano le priorità, che coincidono guarda caso con quelle della Commissione europea a guida tedesca: la transizione verde, lo sviluppo digitale e l’automazione, l’attenzione al sociale e all’inclusione, il rispetto delle regole e dei diritti, il rafforzamento del multilateralismo.

Le difficoltà e i rischi di passi indietro di certo non mancano. Nella stessa Germania il dibattito è animato e le posizioni non sono univoche. Il difficile bilanciamento tra le esigenze della solidarietà e quelle del rigore, ad esempio, non si è ancora assestato e le novità introdotte potrebbero essere a termine; il nodo pressante dell’immigrazione, con il superamento di Dublino e una efficace ripartizione tra gli Stati membri di chi sbarca sulle nostre coste, resta tuttora irrisolto; la questione di una più salda identità europea sulla scena internazionale, sul piano della politica estera e di sicurezza è sempre aperta.

Molto, se non tutto dipende dagli Stati membri. Malgrado il suo carattere sovranazionale, l’Unione si muove pur sempre ancora sulle loro gambe. La svolta della Germania merkeliana è, sotto questo profilo, cruciale: rappresenta un tentativo di passare dalle contrapposizioni dogmatiche al confronto sui progetti concreti. Riflette lo spiccio pragmatismo della Cancelliera.

Non è una sfida da poco. Ove raccolta anche dagli altri Paesi (ma fino a che punto possono davvero ostinarsi a resistere?), sarà un limite obiettivo per la “politica” ad inseguire il consenso degli elettori, presentando astrattamente, secondo necessità, l’Europa come madre o matrigna. Deideologizzare i temi europei per passare ai contenuti non è semplice né comodo: rafforza la responsabilità ad agire dei governi, spinge alla concretezza delle loro proposte le opposizioni, rende più esigenti e meno facili da convincere gli elettori. Se succederà davvero, l’eredità della Cancelliera Merkel, con la sua conversione un po’ tardiva, potrà comunque dirsi compiuta. E ne trarranno beneficio i cittadini europei.

 

*Articolo pubblicato nell'edizione cartacea del quotidiano La Stampa dell'8 luglio 2020.

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