19 Feb 2021

Datavirus, vaccini in Europa: stesse dosi, ritardi italiani

Stesse dosi, strategie differenti. Risultato? Se l’obiettivo, soprattutto in scarsità di dosi di vaccino, dovrebbe essere quello di abbattere la letalità del virus, l’Italia è ancora sulla cattiva strada. Poco ma sicuro, a oggi siamo tra gli ultimi Paesi in Europa. E quel che forse è peggio è che sinora nessuno sembra essersene davvero accorto. […]

Stesse dosi, strategie differenti. Risultato? Se l’obiettivo, soprattutto in scarsità di dosi di vaccino, dovrebbe essere quello di abbattere la letalità del virus, l’Italia è ancora sulla cattiva strada. Poco ma sicuro, a oggi siamo tra gli ultimi Paesi in Europa. E quel che forse è peggio è che sinora nessuno sembra essersene davvero accorto.

Lo abbiamo raccontato già altre volte: le dosi destinate a ciascun Paese membro dell’Unione europea vengono distribuite dalla Commissione europea sulla base della popolazione nazionale – a parte qualche aggiustamento a favore dei Paesi più piccoli. Con dosi scarse, è difficile che qualcuno resti troppo indietro a causa della lentezza delle somministrazioni (anche se almeno un caso, quello della Bulgaria, c’è). Rimane comunque poco utile fare a gara sul numero di dosi somministrate, perché si tratterebbe di uno zero virgola e il risultato potrebbe essere ribaltato nel giro di una settimana.

Il punto, in effetti, è un altro. Con una disponibilità di dosi così scarsa, e forse persino se di dosi ne avessimo in quantità, la strategia migliore per contenere gli effetti peggiori del virus è vaccinare subito le persone più a rischio. Come abbiamo spiegato molte volte, dal momento che sappiamo che la letalità del nuovo coronavirus aumenta esponenzialmente con l’età, la strategia migliore è quella di vaccinare le classi d’età più avanzate, per poi scendere.

Negli ultimi dieci giorni in diverse Regioni è partita la campagna vaccinale rivolta agli ultra-ottantenni. Per alcune Regioni non c’è ancora una data ufficiale. Sulla velocità alla quale è possibile vaccinare i grandi anziani non mancano segnali incoraggianti. Ma vista la fatica con la quale stiamo ancora procedendo, a tutta prima sembrerebbe quasi che il problema sia quello della disponibilità dei vaccini. Dunque, se è vero che le dosi pro capite in UE sono più o meno le stesse per tutti, tutta Europa dovrebbe essere nella nostra stessa situazione.

Abbiamo deciso di dare un’occhiata. Elaborando i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), siamo riusciti a risalire al numero di prime dosi somministrate alle persone ultra-ottantenni fino allo scorso 14 febbraio in 16 paesi dell’Unione Europea. Per la Germania abbiamo invece proceduto a una stima dai dati, comunque ben comunicati, del Robert Koch Institute. Infine, l’Italia: il nostro Paese non comunica all’ECDC i dati sulle vaccinazioni stratificati per classe d’età. Paradossale, dal momento che in realtà i dati italiani sono tra i migliori e i più puntuali d’Europa, con una dashboard aggiornata più volte al giorno. Abbiamo dunque provveduto a calcolarli direttamente noi.

Cosa abbiamo scoperto? I risultati sono riportati nella figura che apre questo articolo. Quattro Paesi europei (Polonia, Repubblica Ceca, Finlandia e Svezia) hanno già somministrato almeno la prima dose di vaccino a un quarto o più dei loro ultra-ottantenni. Francia (23%) e Germania (22%) seguono a ruota: entrambi sono due grandi Paesi europei con una popolazione comparabile alla nostra, e con una quota di ultra-ottantenni altrettanto paragonabile. E l’Italia? Si ferma al 6%. Poco sopra la Lituania (3%), appena sotto la Croazia (7%).

È importante sottolinearlo: a meno di due mesi dall’inizio della campagna vaccinale, una fotografia scattata oggi non rende necessariamente giustizia alla complessità della sfida che abbiamo di fronte. Ed è possibile che nel corso delle prossime settimane la situazione cambi in maniera anche radicale. Ma è fuori discussione che, rispetto a quasi tutti gli altri Paesi europei, la strategia scelta dall’Italia (concentrare in maniera massiccia le vaccinazioni sul personale sanitario) renda il nostro Paese un caso piuttosto isolato in Europa. E, quel che è certo, l’Italia resta uno dei Paesi in cui, dopo quasi due mesi di vaccinazioni, la letalità del nuovo coronavirus scenderà meno.

È necessario cambiare marcia, e in maniera molto decisa. Siamo pronti?

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