12 Mar 2021

DATAVIRUS: Vaccini, quei due mesi persi dall’Italia

  Malgrado i ritardi di consegna delle dosi che affliggono l’Unione europea, e l’impostazione di una campagna vaccinale in Italia che non sempre ha privilegiato la strategia corretta per abbattere la letalità del virus, il tanto agognato effetto vaccini è finalmente qui. Il numero di decessi attesi starebbe dunque cominciando a diminuire, e così anche […]

 

Malgrado i ritardi di consegna delle dosi che affliggono l’Unione europea, e l’impostazione di una campagna vaccinale in Italia che non sempre ha privilegiato la strategia corretta per abbattere la letalità del virus, il tanto agognato effetto vaccini è finalmente qui.

Il numero di decessi attesi starebbe dunque cominciando a diminuire, e così anche i contagi dovrebbero stare cominciando a perdere forza progressivamente. Stimare l’effetto vaccini è complesso, e il grande caveat è che qui per farlo ci basiamo sulla stima dell’effetto vaccini su decessi e malati gravi ottenuto “in laboratorio” (nel corso delle sperimentazioni cliniche) e per i soli vaccini autorizzati in Italia. In ogni caso, i dati che ci arrivano da Israele e Regno Unito suggeriscono che si vada proprio in quella direzione: una riduzione di letalità e casi gravi pressoché totale per le persone che ricevono il vaccino, a cominciare già da due settimane dall’inoculazione della prima dose.

Partiamo dal risultato, illustrato nel grafico qui sopra: a oggi, 12 marzo 2021, grazie alle 4,2 milioni di somministrazioni di prime dosi di vaccino e al tempo trascorso dalla somministrazione, la letalità plausibile di Covid-19 in Italia dovrebbe essere già diminuita del 10%. In prospettiva, entro due settimane questo valore dovrebbe raddoppiare, raggiungendo e superando il -20%.

Come giungiamo a stimare questi valori? È presto detto. Grazie alla dashboard sui vaccini del Ministero della Salute e ai dati disponibili in formato open, conosciamo la distribuzione per fascia d’età delle persone che ogni giorno hanno ricevuto la prima dose di vaccino. E, grazie a numerosi studi che mostrano risultati convergenti, conosciamo anche la letalità plausibile del virus (in gergo tecnico infected fatality rate, o IFR) suddivisa per fascia d’età. Partendo dall’assunto che, a oggi, i dati a nostra disposizione sembrano dimostrare che chi riceve il vaccino è protetto al 100% o quasi da forme gravi dell’infezione e dal decesso (noi utilizziamo il valore di 99%), è dunque possibile stimare quanti decessi stiamo evitando grazie alle vaccinazioni. Infine, supponendo che il virus abbia una probabilità di entrare in contatto con una persona vaccinata o con una non vaccinata che varia solo in base alla prevalenza delle vaccinazioni nella popolazione (in ciascuna classe d’età), possiamo stimare di quanto si riduca la letalità in ciascuna fascia, per poi combinare ciascuna di queste riduzioni nel valore che si può trovare nel grafico qui sopra.

Una buona notizia, dunque: la letalità di Covid-19 in Italia sta cominciando a diminuire. Purtroppo però ci sono anche cattive notizie. Innanzitutto, come mostra la figura, la riduzione di letalità effettiva (linea arancione) raggiunta nei primi due mesi dall’inizio della campagna vaccinale è stata molto poco significativa. Il motivo è che la campagna vaccinale italiana si è concentrata sin dall’inizio sul mettere in sicurezza il personale sanitario, la cui età mediana è solo di poco superiore a quella italiana di 46 anni. Significa che le persone che abbiamo protetto avrebbero comunque avuto una probabilità molto bassa di presentare forme gravi o di morire a causa dell’infezione da SARS-CoV-2, e dunque la riduzione di letalità ottenuta era molto bassa. Nel corso dell’ultimo mese è cominciata e poi andata a regime la vaccinazione delle persone over-80 in Italia, ed è proprio per questo che cominciamo a vedere i primi effetti di riduzione significativa della letalità.

Una seconda cattiva notizia, conseguenza diretta della nostra strategia vaccinale, è che malgrado la campagna vaccinale sia stata avviata ormai da due mesi e mezzo e le infezioni siano invece in risalita solo da poche settimane, ovvero a vaccinazioni inoltrate, le dosi somministrate fino a poche settimane fa non hanno potuto quasi in nessun modo frenare i decessi e i casi gravi attesi.

Per capire il punto è sufficiente confrontare la linea arancione con quella blu, che abbiamo chiamato “riduzione ideale”. Si tratta di una simulazione della riduzione di letalità che avremmo potuto ottenere qualora la campagna vaccinale si fosse concentrata sin da subito sulle fasce d’età più anziane (ultra-novantenni, persone nella fascia d’età 80-89 anni, e poi via via a scendere). Com’è possibile constatare dalla figura, a oggi la riduzione di letalità attesa sarebbe quasi quattro volte maggiore (-36%, contro il -10% effettivo di oggi), e staremmo rapidamente veleggiando verso una riduzione del 54%. Praticamente, decessi dimezzati rispetto a uno scenario senza vaccini. C’è di più: nel caso avessimo scelto la strategia ideale (linea blu), la stessa riduzione di letalità che faremo registrare tra due settimane (-21%, linea arancione) la avremmo raggiunta con quasi due mesi di anticipo, il 1° febbraio.

In conclusione, l’effetto vaccini in Italia starebbe cominciando a farsi sentire già oggi. La differenza nella riduzione di letalità di Covid-19 tra il caso effettivo e quello ideale ci dimostra tuttavia quanto sia importante tenere la barra dritta sugli obiettivi della campagna vaccinale, dando priorità a chi con Covid-19 rischia di più. Abbattere la letalità con i vaccini è l’unico modo sicuro per ripartire. Farlo il prima possibile è il modo migliore per tornare a crescere dal punto di vista economico. E anche a vivere.

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