9 Giu 2021

Brexit: la guerra delle salsicce

Europa-Uk

Nuova fumata nera tra Bruxelles e Londra sull’Irlanda del Nord: inizia il count-down per quella che i giornali inglesi hanno ribattezzato la “guerra delle salsicce”.

 

Il mare d’Irlanda continua ad essere in cima alle tensioni tra Regno Unito e Unione Europea. La nuova tornata di colloqui per trovare un compromesso sulla questione doganale senza ripristinare un confine fisico in Irlanda del Nord si è conclusa oggi “senza progressi né rotture”, fanno sapere le parti. Dopo mesi di negoziati infruttuosi, il ministro britannico David Frost ha definito ‘insostenibile’ la situazione e criticato la rigidità europea, suggerendo a Bruxelles di “usare il buonsenso” per trovare “soluzioni pragmatiche e non cercare di imporre regole attraverso sofismi giuridici”. Gli ha replicato, dalle colonne del Telegraph, il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic scrivendo che Bruxelles e Londra devono “cantare lo stesso inno” quando si tratta di Irlanda del Nord e avvertendo che l’Ue “ha dimostrato flessibilità, ma non esiterà ad agire repentinamente, con fermezza e risoluzione” se il governo britannico continuerà a non rispettare il Protocollo sull’Irlanda del Nord. Sembra infatti che i funzionari britannici stiano valutando di estendere il periodo di moratoria per garantire l’approvvigionamento dei supermercati nordirlandesi di beni e generi di prima necessità, e impedire all’Ue di bloccare le spedizioni di prodotti come salsicce e carni trattate a partire dal 1° luglio. Un’ipotesi che ha provocato la risposta del 27 che minacciano conseguenze legali, agitando lo spettro di quella che la stampa britannica ha già soprannominato una “guerra delle salsicce a colpi di dazi.

 

Pasticcio Brexit?

Per preservare la pace irlandese – mantenendo aperto il confine tra Repubblica di Irlanda e Irlanda del Nord, come previsto dagli Accordi del Venerdì Santo – e tutelare il mercato unico europeo all’indomani di Brexit, Bruxelles e Londra avevano sottoscritto un protocollo che di fatto prevede la creazione di una frontiera interna al Regno Unito, tra l’Irlanda del Nord e la Gran Bretagna. Ma, avendo spostato il confine del mercato unico nel mare d’Irlanda, ora le merci in arrivo a Belfast dal resto del Regno sono soggette a controlli doganali e fitosanitari. La conseguenza sono ritardi, penurie nei supermercati e difficoltà burocratiche. E, soprattutto, il timore da parte di molti nordirlandesi di veder messa in discussione la loro identità britannica. A tutto ciò si aggiunge il fatto che l’accordo di divorzio, entrato in vigore il 1 gennaio, includeva una moratoria che consentisse alla Gran Bretagna di mettere in atto nuovi sistemi per controllare le merci in arrivo nell’Irlanda del Nord e garantire che fossero conformi alle norme europee. Ora la moratoria sta per finire e i sistemi non sono ancora attivi, la costruzione dei posti di frontiera è stata bloccata, non ci sono funzionari in numero sufficiente e agli esperti europei non è permesso verificare le merci in entrata e in uscita dall’Irlanda del Nord.

Fiducia compromessa?

Il botta e risposta tra le due sponde della Manica è continuato alla vigilia del G7 in Cornovaglia, il primo di persona dopo mesi di incontri online, che permetterà finalmente di confrontarsi faccia a faccia. Funzionari britannici hanno accusato Bruxelles di voler “sfruttare” l’imminente arrivo del presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel Regno Unito per esercitare pressioni nei colloqui. Biden, infatti, incontrerà Boris Johnson a margine del vertice e la Casa Bianca ha confermato che solleverà la questione del Protocollo nord-irlandese. Ma dietro le quinte – riferisce il Financial Times – si starebbe intensificando il lavoro per trovare quelle che Frost ha definito “soluzioni pratiche”: secondo indiscrezioni l’Ue potrebbe offrire alcune concessioni sui farmaci e sulle quote di importazioni in cambio dell’entrata in vigore del protocollo. Frost proporrà un’intesa sugli standard veterinari per sbloccare il commercio di cibo e, appunto, carne macinata. Ma spuntare un accordo non sarà facile, soprattutto considerando che il clima tra le due parti è ormai avvelenato: se Frost ha riconosciuto che il governo Johnson, sottoscrivendo il Protocollo, ha “sottovalutato” il suo impatto, a Bruxelles in molti sono certi che Londra abbia firmato l’intesa pur di portare a casa la Brexit, già sapendo che avrebbe poi tentato di disattenderne i termini.

  

Pressioni dagli Usa?

In un tentativo disperato per uscire dall’impasse – riferisce Politico – funzionari e diplomatici starebbero discutendo una soluzione di emergenza che implicherebbe una limitazione e maggiori controlli all’accesso delle merci provenienti dall’Irlanda nell’Ue. Significherebbe un controllo rafforzato sui beni provenienti da un membro del mercato unico e dell’unione doganale. Ma la mossa è azzardata e potrebbe essere interpretata a Dublino come un ‘declassamento’ del proprio status e una punizione ingiusta per la decisione di Londra di lasciare l’Unione. Intanto, a poche ore dal suo primo viaggio in Europa, il presidente americano Joe Biden ha fatto sapere, attraverso un’intervista concessa alla Bbc dal suo consulente per la sicurezza Jake Sullivan, “di essere molto preoccupato che l’Accordo del Venerdì Santo che garantisce la pace in Irlanda del Nord sia a rischio”. Secondo l’emittente britannica, Biden chiederà agli altri leader, durante il fine settimana, di lavorare per proteggere il patto che sancì la fine dei ‘troubles’, il ventennio di guerra civile irlandese che causò circa 3mila vittime. Alla luce delle questioni insolute che la Brexit ha lasciato dopo di sé, infatti, le tensioni comunitarie in Irlanda del Nord hanno cominciato a farsi sentire. Ma almeno su questo, Londra e Bruxelles vanno all’unisono: pur scaricandosi reciprocamente la responsabilità, entrambe concordano sull’urgenza di trovare una soluzione che non metta a repentaglio la pace e la stabilità dell’Irlanda del Nord. A parole, almeno, la volontà c’è. Ma nei fatti, Brexit docet, il No Deal è sempre dietro l’angolo.

 

Il commento

Di Marco Varvello, corrispondente Rai dal Regno Unito

“Tre settimane per disinnescare “The sausage war”, la guerra delle salsicce, come la chiamano i giornali inglesi. Il Protocollo nordirlandese tra Londra e Bruxelles prevede che dal primo luglio scattino i controlli doganali sulla carne importata in Ulster dal Regno Unito. Eresia per gli Unionisti al governo in Ulster. Significa ovviamente avere un trattamento diverso dalle altre nazioni del Regno Unito. Esserne un po’ più distanti. Ma anche per l’Unione europea è vitale difendere l’integrità del mercato unico. Come per tutti è cruciale rispettare il delicato equilibrio del trattato di pace sull’Ulster che regge dal 1998, evitando controlli di frontiera tra Ulster e Repubblica d’Irlanda.

 

La quadratura del cerchio non l’ha inventata nemmeno la Brexit. Così per ora non c’è soluzione. Il governo inglese ha soltanto rinviato il problema, posticipando i controlli e incorrendo in una procedura di infrazione. Il negoziatore britannico David Frost invoca flessibilità da parte europea. Il vicepresidente dell’Unione Sefcovic risponde che Bruxelles è pronta ad agire con fermezza. Il Protocollo prevede infatti possibili sanzioni sul commercio di tutto il Regno Unito. Non è un caso che i due si incontrino nel giorno in cui arriva Joe Biden in Cornovaglia. Il Nord Irlanda è in alto nell’agenda del Presidente americano e lo sarà nell’incontro bilaterale con il Premier Johnson. Anche perché la stagione delle marce orangiste in Ulster è alle porte. Il malcontento degli Unionisti potrebbe diventare disordine sociale e di nuovo azione paramilitare”.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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