20 Lug 2021

“Fit for 55”, il nuovo pacchetto climatico dell’UE e le sfide per l’Italia

Transizione verde

Il 14 luglio la Commissione europea ha adottato il pacchetto climatico[1] “Fit for 55”, che propone le proposte legislative per raggiungere entro il 2030 gli obbiettivi del Green Deal. In particolare, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con l’obbiettivo di arrivare alla “carbon neutrality” per il 2050.

L’obbiettivo del 55% è estremamente ambizioso. Per fare una comparazione, dal 1990 al 2020 le emissioni nell’Unione europea si sono ridotte del 20%. Il Green Deal intende ridurre le emissioni dal 20 al 55% in meno di dieci anni. 

Termini evocativi sono stati usati per il pacchetto si è parlato di “mammout package”, o facendo riferimento alla data del 14 luglio di rivoluzione energetica. Altri hanno salacemente detto che “Fit for 55”, che si può tradurre come in “in forma per i 55,” può sembrare la pubblicità di una palestra.

 

I pacchetti climatici che hanno preceduto “Fit for 55”

Già nel 2008 l’Unione europea era all’avanguardia nella lotta al cambiamento climatico con una proposta che mirava per il 2020 a una riduzione del 20% delle emissioni di gas a effetto serra, un aumento del 20% dell’efficienza energetica e un contributo del 20% di fonti rinnovabili nel mix energetico. Gli obbiettivi fissati per il 2020 sono stati raggiunti, ad esempio le emissioni fra il 1990 ed il 2019 si sono ridotte del 23%, coniugando tale riduzione con una crescita economica di più del 60%.

Obbiettivi più ambiziosi erano stati quindi posti per il 2030: una riduzionedel40% delleemissioni, un contributo del 32% dalle energie rinnovabili eunaumentodell’efficienzaenergeticadel32,5%.

Alla fine del 2019, come previsto dal Regolamento sulla governance dell’Unione europea[2], gli Statimembrihanno inviato alla Commissione i loro Piani energetici e climatici, per ilperiodo2021-2030, elencando le loro iniziative e il loro contributo agli obbiettivi climatici sopra citati.

Alla fine del 2020, la Commissione aveva pubblicato la valutazione[3], dell’impatto cumulativo dei Piani energetici e climatici dei 27 Stati membri, indicando che per il 2030, le energie rinnovabili avrebbero raggiunto il 33%, l’efficienza energetica avrebbe consentito un risparmio del 30%, e le emissioni di gas a effetto serra si sarebbero ridotte del 41%. L’Unione europea era quindi sulla buona strada per raggiungere gli obbiettivi climatici che erano stati fissati per il 2030.

Tuttavia la Commissione europea insediata alla fine del 2019 aveva proposto nel dicembre dello stesso anno il “Green Deal” puntando a una riduzione delle emissioni del 55%. Dopo un lungo iter legislativo gli obbiettivi del Green Deal sono stati approvati dal Consiglio e dal Parlamento Europeo. Il Green Deal richiede una revisione profonda delle politiche energetiche e climatiche dell’Unione europea per ottenere la diminuzione delle emissioni del 55% invece che il 40%. Tale revisione è contenuta nel pacchetto “Fit for 55” anche detto “Green Package” adottato dalla Commissione il 14 luglio 2021.

 

Gli elementi principali del pacchetto “Fit for 55”

Fit for 55 cambierà profondamente il modo in cui usiamo e in alcuni casi abusiamo dell’energia. Il pacchetto contiene 12 iniziative, sia modifiche di legislazioni esistenti sia nuove proposte.

  • La modifica della Direttiva sull’efficienza energetica[4], reitera il principio che l’efficienza energetica debba essere la prima priorità e richiede agli Stati membri una riduzione del 39% della energia primaria rispetto al 1990. Tale obbiettivo diventa obbligatorio e si tradurrà in un consumo non superiore a 1023 milioni di tonnellate equivalenti petrolio per il 2030. Un elemento fondamentale del risparmio energetico dovrà provenire dagli edifici per il cui efficientamento potranno essere utilizzati i fondi del Recovery Plan.
  • La revisione della Direttiva sulle rinnovabili[5] che aumenta l’obbiettivo del contributo di tali fonti al mix energetico dal 32 al 40% per il 2030. L’obbiettivo più ambizioso potrà contare sulla riduzione dei costi per le rinnovabili, riduzione che ha permesso nel 2019 al solare e all’eolico di produrre congiuntamente più elettricità del carbone nell’Unione europea.
  • La revisione del sistema di scambio delle emissioni[6] (Emission Trading System) che funziona secondo il principio di una limitazione delle emissioni per le 10000 installazioni coperte dal meccanismo stesso. Le emissioni sono ridotte ogni anno e le installazioni possono cedere o acquistare “allowance” a seconda che abbiano ecceduto o diminuito le emissioni garantendo. La revisione dell’ETS proposta incrementa la percentuale di riduzione annuale.

Un sistema di scambio delle emissioni è stato inoltre creato per i trasporti terrestri e gli edifici.

  • Varie proposte nel settore dei trasporti[7], con una progressiva riduzione delle emissioni di CO2 di auto e furgoni per arrivare a “emissioni zero” nel 2035. Ciò implicherebbe che nessun veicolo nuovo, diesel a benzina o ibrido, sia più venduto a partire da tale data. I supporter dell’iniziativa preconizzano una rivoluzione “Fordiana”, che con una produzione di massa di veicoli elettrici, possa abbassarne drasticamente il prezzo. La proposta è estremamente ambiziosa e ha ricevuto un’accoglienza molto tiepida sia dall’industria automobilistica che da vari Stati membri.
  • La creazione di un Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM)[8], in pratica una tassa CO2 sull’import, di cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti e elettricità, nel caso gli stessi non siano prodotti con adeguati standard rispetto alle emissioni. L’obbiettivo è di proteggere le nostre industrie da una concorrenza sleale da produttori non europei che non siano soggetti a standard ambientali simili ai nostri. La misura dovrebbe evitare la delocalizzazione di certe produzioni verso nazioni con standard ambientali meno stringenti.

Il pacchetto include inoltre una revisione: della Direttiva[9] sulla tassazione “minima” dei prodotti energetici, del Regolamento sull’uso dei terreni e delle foreste[10] che possono contribuire alle emissioni catturando o rilasciando CO2 e del Regolamento “Effort Sharing”[11] per la riduzione delle emissioni nei settori non coperti dal sistema di scambio delle emissioni.

È importante sottolineare che le proposte del pacchetto “Fit for 55” sono solo la fase iniziale di un ciclo di negoziazioni con il Parlamento europeo e il Consiglio. Il risultato finale sarà un compromesso fra Stati membri con diversi mix energetici e diverse sensibilità rispetto alla sfida climatica.

 

Cinque sfide e opportunità per l’Italia

1) L’efficienza energetica è stata indicata come prima priorità dalla Commissione. Contrariamente alla credenza popolare, sono gli edifici il settore più energivoro dell’economia, consumando il 40% della nostra energia e offrendo quindi enormi possibilità di risparmio. Il “bonus 110%” per ristrutturazioni che migliorino di due classi energetiche gli edifici va quindi nella giusta direzione.

La prima legge italiana sull’efficienza energetica degli edifici è del 1973 ma, come indicato nel Piano energetico e climatico italiano[12], più del 60% degli edifici esistenti sono antecedenti a tale data. Esiste quindi un enorme potenziale di risparmio energetico da sfruttare in questo settore. 

Il superbonus 110% è una misura ideale ma, la sua implementazione può essere migliorata. La domanda per ottenere il superbonus richiede decine di documenti e l’opportunità di usufruire del bonus scade alla fine del 2021. La semplificazione della burocrazia e l’estensione del bonus oltre il 2021, permetterebbe quindi di ottenere sostanziali risparmi energetici addizionali. I Piani di ripresa e resilienza devono destinare circa un terzo dei fondi a progetti che contribuiscano alla lotta al cambiamento climatico e sono quindi lo strumento ideale per finanziare e aumentare l’efficienza energetica dei nostri edifici.

2) Per le rinnovabili al fine di arrivare al 40% proposto da “Fit for 55”, saranno necessari grossi sforzi. Il Piano energetico e climatico italiano del 2019 puntava a un contributo delle rinnovabili del 30% per il 2030, contributo che dovrà aumentare sostanzialmente. Nelle rinnovabili l’Italia è un attore di primo piano, ENEL è entrata nelle energie rinnovabili molti anni fa e ne è diventata il leader mondiale tanto da essere denominata la “major” del settore. Il coinvolgimento di ENEL e di altre società italiane in questo settore sarà quindi fondamentale. Il ruolo del legislatore dovrà essere quello di togliere ogni laccio burocratico per la costruzione delle infrastrutture necessarie cercando anche di combattere il più possibile la sindrome ninby (not in my backyard).

Un settore con grandi potenzialità è la geotermia. Nel Piano climatico Italiano questa fonte contribuisce solo al 6% delle rinnovabili. Esistono potenzialità che possono essere perseguite anche da società petrolifere, in effetti un pozzo geotermico è più simile a un pozzo petrolifero che a un pannello solare. Alcune società si stanno muovendo in questa direzione, che consentirebbe loro di diversificare il loro core business in settori che possano contribuire alla transizione energetica.

3) Nei trasporti la proposta di interdire la vendita di veicoli con motori a combustione interna dal 2035 è molto ambiziosa. Attendendo i risultati delle negoziazioni europee l’Italia dovrebbe migliorare i trasporti nelle grandi città, ciò contribuirebbe a ridurre il consumo di energia, migliorare la qualità dell’aria e aumentare la velocità dei trasferimenti urbani.

Non ci si può però’ limitare all’auto elettrica. Se i sindaci delle grandi città avessero una bacchetta magica e, a mezzanotte trasformassero tutti i veicoli a combustione interna in auto elettriche, migliorerebbero la qualità dell’aria ma, non i tempi dei trasferimenti e i nuovi veicoli elettrici continuerebbero a muoversi più lentamente delle carrozze a cavalli di fine ottocento.

È necessario ripensare il trasporto urbano. La discussione, fra alcuni politici, sulle piste ciclabili sembra una riedizione mal riuscita della canzone di Giorgio Gaber “l’auto è di destra – le piste ciclabili di sinistra”. È necessario uscire da schematismi e cercare soluzioni condivise che consentano al cittadino di muoversi più velocemente e in maniera più sostenibile.

4) Il gas naturale non deve essere bandito. Questo combustibile, per quanto fossile permette, se usato al posto del carbone, di dimezzare le emissioni. Il gas è abbondante e versatile, può essere usato per generare elettricità, per riscaldamento e nei trasporti. Inoltre una centrale di generazione di elettricità a gas può essere avviata o spenta in tempi rapidissimi facendone un ideale complemento di rinnovabili variabili some il solare e l’eolico. Il gas deve quindi restare un elemento della transizione energetica. In questa ottica, le proposte di interdire la ricerca e la produzione di gas sul territorio nazionale sono assurde e controproducenti, servirebbero solo a rimpiazzare il gas nazionale con gas di importazione da paesi terzi aumentando la nostra “bolletta energetica”.

5) Infine la transizione energetica non sarà un “free lunch”. Ci saranno costi ma tali costi non devono ricadere sulle fasce più deboli della popolazione sia perché la transizione deve essere equa, sia per evitare possibili fenomeni di protesta. Ricordiamo che nel 2018, la proposta francese di aumentare il prezzo della benzina di 10 centesimi al litro scatenò la rivolta dei “gilet gialli”.

 

Le opinioni espresse dall’autore in questo articolo sono strettamente personali e non riflettono né le posizioni della Commissione europea né dell’ISPI

 

[1]EU economy and society to meet climate ambitions (europa.eu)

[2]https://ec.europa.eu/clima/policies/strategies/progress/governance_en

[3] file:///C:/Users/User/Downloads/COM(2020)564_0.pdf

[4]Energy efficiency directive | Energy (europa.eu)

[5]Renewable energy directive | Energy (europa.eu)

[6]EU Emissions Trading System (EU ETS) | Climate Action (europa.eu)

[7]Q&A: Sustainable transport, infrastructure and fuels (europa.eu)

[8]Carbon Border Adjustment Mechanism (europa.eu)

[9] 090166e5dfc6878e.pdf

[10]Land use and forestry regulation for 2021-2030 | Climate Action (europa.eu)

[11]Effort sharing 2021-2030: targets and flexibilities | Climate Action (europa.eu)

[12]https://ec.europa.eu/energyhttps://www.ispionline.it/sites/default/files/documents/it_final_necp_main_it.pdf

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