Il premier al vertice in Cornovaglia

Draghi al G7: cooperare con Pechino ma senza sconti

Per la guida della Nato si allontana la candidatura di Letta

dal nostro inviato Gerardo Pelosi

G7, mezz'ora di colloquio tra Draghi e Biden

4' di lettura

CORBIS BAY – Mario Draghi lo definisce un vertice «realistico» che ha gettato le basi per la ripresa del dopo pandemia, che ha registrato soddisfazione per la ripresa economica ma che guarda anche con preoccupazione alle sfide che ci attendono, dai cambiamenti climatici al rispetto dei diritti fondamentali di Paesi come la Cina con i quali «si deve comunque cooperare». Ma nessuno, ha aggiunto Draghi, ha posto il problema (che comunque «valuteremo») degli accordi italiani sulla nuova via della Seta.

Cina: cooperazione, competizione, franchezza

Il presidente del Consiglio italiano, nella conferenza stampa finale del G7 di Corbis Bay, sdrammatizza le divisioni emerse rispetto alla Cina. «Certo – spiega Draghi - dobbiamo essere franchi sulle cose che non condividiamo e accettiamo ma dobbiamo anche cooperare con loro». Del resto, aggiunge Draghi «il comunicato finale riflette perfettamente la nostra posizione sulla Cina». Un atteggiamento, quello dei Governi che fanno parte del G7, che deve essere fondato su tre principi: cooperazione, competizione, franchezza.

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Prima di tutto cooperare specie sul clima (le emissioni di Co2 della Ue sono il 3% del totale della Cina il 30%). Poi competere economicamente e finanziariamente con la Cina perché nessuno contesta che la Cina abbia tutto il diritto a essere una grande economia ma in discussione ci sono i diritti umani e le detenzioni coercitive. Si tratta, secondo Draghi, di «un'autocrazia che non aderisce alle regole multilaterali, non condivide la stessa visione del mondo delle democrazie». E infine «occorre essere molto franchi sulle cose che non condividiamo e non accettiamo. Lo stesso Biden a un certo punto ha detto che il silenzio è complicità».

Italia-Usa: piena intesa sulla Libia

«Conoscevo Biden da tempo ma è stato piacevole rivedersi», dice Draghi riferendo del colloquio avuto ieri a margine del vertice. C'è da parte di Biden la più ampia disponibilità di lavorare. È solo la riaffermazione di un rapporto antico che non è mai venuto meno». C'è la comune valutazione sulla situazione di alcune crisi e sul ruolo che gli Usa possono giocare nelle Nazioni Unite come per il Nord Africa, G20 e ricostruzione dopo pandemia ma lo faremo in maniera franca dicendo le cose che non si conciliano con la nostra visione del mondo. «Noi – dice sempre Draghi - siamo stati molto attivi sulla Libia, abbiamo visto il primo ministro due volte». C'è molta voglia da parte libica di cooperare e stringere accordi, secondo il premier italiano. E c'è molta attesa da parte delle imprese italiane con progetti avviati e altri che stanno progredendo ma necessitano di un cessate il fuoco duraturo. Questo significa che i combattenti e i mercenari, i siriani, i russi e i turchi devono andare via dalla Libia. «Solo questa – aggiunge Draghi -.è la strada per cui la Libia può iniziare la ricostruzione del Paese. La data delle elezioni di dicembre segna la demarcazione tra lo stato del caos e una società più ordinata ma c'è fiducia in questo governo».

Clima: a Glasgow cominceremo a sigillare impegni

L'Italia insieme al regno Unito copresiederà il vertice Cop 26 di Glasgow in novembre. Il G7 ha già assunto molti impegni, dice Draghi, ma la Cop 26e comincerà a sigillare alcuni di questi impegni sia in termini di riduzione emissioni che finanziamento nella lotta al cambiamento climatico. Si tratta, ha aggiunto il premier italiano, di spese importanti che ammontano a 390 miliardi di dollari l'anno e secondo alcune stime saranno nei prossimi anni 9 tra i 10 Paesi più colpiti saranno quelli a basso e medio reddito. Non c'è tempo per trovare un'alternativa sostenibile ai fossili e per questo i cambiamenti andranno fatti entro i prossimi 10 anni. Obiettivi che richiedono coerenza nelle politiche energetiche nazionali e se non c'è l'evidenza che anche altri Paesi stanno facendo progressi si comincerà ad applicare una tassa che aggiusti la differenza dei costi di produzione per penalizzare chi usa energie fossili ma questo, avverte Draghi «è il primo passo per il protezionismo».

Vaccini: importante anche il ruolo dei privati

Secondo Draghi il veicolo che tutti dovremo utilizzare per diffondere i vaccini nei Paesi più poveri è il Covax ma «occorre anche eliminare il blocco alle esportazione di vaccini e di materie prime». Poi si tratta di individuare nuovo siti produttivi anche nei Paesi in via di sviluppo e qui scatta il diritto di brevetto con la clausola Doha che la proposta dell'Unione europea vorrebbe applicare per l'obbligo a dare le licenze.

Sembra un passo avanti. Ma c'è anche secondo Draghi un ruolo del settore privato con le donazioni come quelle di 2 miliardi di vaccini da parte di Pfizer oltre ai prestiti agevolati degli organismi finanziari internazionali a cominciare dal Fondo monetario.

Variante indiana: essere pronti a reagire

Il premier italiano ha smentito di avere parlato con Biden sulla possibilità che aziende americane possano produrre in Italia ma «ci sono accordi già raggiunti in tal senso e siti produttivi che verranno utilizzai a questo fine». Sulla variante indiana Draghi afferma che «se dovessero aumentare i contagi anche noi dovremo reinserire la quarantena per chi viene dal Regno Unito ma Spagna e Grecia ancora non hanno introdotto la quarantena anche se bisogna essere pronti a reagire immediatamente».

Nessuna incertezza, la campagna vaccinale va conclusa

Draghi esprime il suo profondo cordoglio alla famiglia della diciottenne Camilla morta dopo la seconda dose di Astrazeneca. «Una cosa tristissima che non doveva accadere», commenta. E spiega che «è difficile ricostruire responsabilità ma cerchiamo ora di portare a termine questa campagna vaccinale nel modo migliore possibile. Non è solo ripresa della vita economica ma anche ripresa della vita sociale. Draghi sottolinea che il ministro della Salute Speranza ha chiarito la situazione. «Gli Open day – aggiunge Draghi - garantivano a tanti di vaccinarsi subito, con la raccomandazione del Cts di AstraZeneca solo per persone di una certa età. Sono stati usati per tutti perché le case farmaceutiche non pongono limite».

L’Italia non ha un candidato per la guida della Nato

Con una battuta lasciata cadere con nonchalance («non abbiamo candidati») il premier italiano ha bruciato la possibile candidatura dell'ex premier e attuale segretario del Pd, Enrico Letta alla guida della Nato il prossimo anno al posto di Jens Stoltenberg. Secondo Draghi la leadership internazionale l'Italia se la dovrà guadagnare nei prossimi mesi soltanto con la presidenza del G20 e del Cop 26. Quanto alla Turchia, osserva sempre Draghi, «è un partner importantissimo e affidabile della Nato e tale vuole rimanere; le voci che la vorrebbero fuori non hanno alcun fondamento».

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