29 Lug 2021

Usa e infrastrutture: “Abbiamo un accordo”

Daily focus

Dopo settimane di discussioni, l’intesa al Senato tra democratici e repubblicani spiana la strada al piano per le infrastrutture di oltre un miliardo di dollari: un successo per il presidente Biden.

 

Il Senato americano ha approvato – con un voto bipartisan – l’avvio del dibattito sul piano per le infrastrutture da oltre un miliardo di dollari, spalmato in un periodo di otto anni. “Abbiamo un accordo” ha annunciato la senatrice dem Kristine Sinema, indicando che “i principali nodi” sui dettagli del piano sono stati sciolti. Il via libera alla discussione del progetto – un pezzo cruciale dell’agenda del presidente Biden – è passato con 67 voti a favore e 32 contrari, ottenendo l’appoggio di 17 senatori repubblicani. La svolta, dopo settimane di stallo, è arrivata poche ore dopo che i senatori centristi di entrambi i partiti e la Casa Bianca hanno raggiunto un compromesso.  Il progetto – che prevede uno dei maggiori investimenti federali nella storia del paese nel campo delle grandi opere tra cui strade, ponti, ferrovie, trasporti, acqua e banda larga – dovrà ora passare al vaglio di entrambe le camere del Congresso. Ma già il raggiungimento di un accordo bipartisan è ritenuto un successo per Biden e la sua squadra: “L’intesa raggiunta segnala al mondo che la nostra democrazia può funzionare, servire e fare grandi cose – sottolinea il presidente in un comunicato pubblicato sul sito della Casa Bianca – Come abbiamo fatto con la ferrovia transcontinentale e l’autostrada interstatale, trasformeremo ancora una volta l’America, spingendoci verso il futuro”.

 

 

Un accordo storico?

Secondo l’Associated Press, che ha potuto consultare una bozza, il piano mira a realizzare i maggiori investimenti federali nel trasporto pubblico e nelle infrastrutture per le acque potabili e reflue: circa 110 miliardi di dollari saranno destinati a strade e ponti; 66 per il trasporto ferroviario; 39 per il trasporto pubblico e in particolare per modernizzare le flotte di autobus, treni pendolari e metropolitane; 7,5 per le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici, per incentivarne l’uso e contrastare il cambiamento climatico. Gli investimenti, secondo le stime della Casa Bianca, porteranno alla creazione di circa 2 milioni di posti di lavoro ogni anno per i prossimi dieci anni. “Un accordo storico” ha commentato su Twitter il presidente degli Stati Uniti, per cui l’intesa bipartisan rappresenta “l’investimento a lungo termine più significativo nelle nostre infrastrutture e competitività da quasi un secolo. Farà crescere l’economia, creerà posti di lavoro e metterà l’America sulla strada giusta per vincere il futuro”.

 

L’arte del compromesso?

L’accordo dà il via a un lungo iter legislativo che si concluderà con il voto per l’approvazione al Senato e alla Camera, dove la maggioranza dem è strettissima. Ma per la stampa statunitense, il raggiungimento di un’intesa costituisce da sola una vittoria per un presidente che aveva promesso di superare il muro contro muro che da tempo paralizza il Congresso e di realizzare grandi cose sostenuto dai membri di entrambi i partiti politici. “Nessuna delle due parti ha ottenuto tutto ciò che voleva in questo accordo”, ha sottolineato Biden. “Ma questo è ciò che significa scendere a compromessi e creare consenso: questo è il cuore della democrazia”. Tra i punti su cui i dem sono stati costretti a cedere, ci sono i finanziamenti al trasporto pubblico e la transizione alla mobilità green, entrambi soggetti a tagli rispetto alla proposta iniziale, mentre la tassazione alle imprese – un punto cardine per garantire la sostenibilità del progetto – è ancora oggetto di negoziato. Intanto, i repubblicani che hanno deciso di votare a favore – tra cui il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell – sono chiamati a fare i conti con gli anatemi di Donald Trump, tuttora popolare tra gli elettori del partito, che ha definito “un traditore” chiunque scenda a patti con gli avversari.

 

Una vittoria per Joe Biden?

Per l’amministrazione Biden la posta in gioco va al di là del pacchetto infrastrutturale. Il piano in discussione al Congresso è solo una parte di un disegno socio-economico più ambio che, nelle intenzioni dei democratici prevede una strategia complessiva da 3.500 miliardi con misure che vanno dal sostegno all’infanzia e all’istruzione e che includerebbe anche un’estensione significativa del programma di assistenza sanitaria Medicare per anziani e bambini, uno degli obiettivi principali dell’ala progressista del partito, capitanata da Berne Sanders e Alexandria Ocasio Cortez. Questa seconda parte, che sarà annunciata nelle prossime settimane, si chiamerà “American Family Plan”. La sfida di Biden, e la sua convinzione di riuscire a convincere un Congresso riottoso ad approvare il progetto, sta tutto nella voce ‘coperture’: secondo Politico l’accordo raggiunto sul disegno di legge prevede 205 miliardi di dollari inutilizzati per il coronavirus come principale meccanismo di finanziamento. Altre fonti di reddito includono 53 miliardi in sussidi di disoccupazione non utilizzati, 49 miliardi per il rinvio di un taglio sui prezzi dei farmaci e 56 miliardi di crescita economica prevista. Ma per sostenere un piano di questa portata la Casa Bianca potrebbe dover ricorrere a una redistribuzione del carico fiscale, a colpi di aumenti delle imposte alle imprese e ai redditi più alti. Un aumento fortemente osteggiato dai repubblicani.

 

Il commento

Di Alessandro Gili, ISPI Associate Research Fellow, Osservatorio Infrastrutture

“L’accordo bipartisan è un’ottima notizia per l’economia americana, ma non solo. Gli Usa soffrono da decenni di un gap infrastrutturale ingente e di un sistema, soprattutto ferroviario, energetico e idrico, non all’altezza del suo ruolo nell’economia globale. La prospettiva di un nuovo piano di ampio respiro è funzionale alla sfida tecnologica e industriale in atto a livello globale – soprattutto con la Cina – e cruciale per raggiungere gli obiettivi climatici assunti dall’amministrazione Biden con il rientro negli Accordi di Parigi.

Maggiore competitività, rafforzamento dell’industria nazionale e nuove competenze infrastrutturali saranno fondamentali anche nel nuovo piano internazionale degli Stati Uniti e del G7, il Build Back Better for the Word. Perché se i paesi occidentali vorranno competere con la Cina negli investimenti infrastrutturali nei paesi in via di sviluppo, serviranno industrie e competenze tecniche in grado di affrontare la potenza di fuoco di Pechino”.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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