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È di ieri il più grave naufragio di migranti mai registrato nella Manica. Almeno 31 persone sono morte mentre cercavano di raggiungere il Regno Unito a bordo di una imbarcazione che il ministro degli interni francese ha paragonato a una “piscina gonfiabile”. Una tragedia che, a giudicare dai numeri, rischia di ripetersi.
Sono più di 25mila i migranti che quest’anno hanno attraversato lo stretto di Dover: dieci volte i numeri del 2019. Neanche freddo e acque agitate sembrano scoraggiare le partenze, che a novembre hanno registrato il record di sempre. Così tra Parigi e Londra prevalgono le accuse reciproche, più che la collaborazione.
J’accuse
Solo a luglio Francia e UK avevano raggiunto un nuovo accordo per fermare l’immigrazione irregolare attraverso la Manica. Parigi si era impegnata a intercettare i migranti prima che raggiungessero le acque britanniche, mentre Londra avrebbe fornito 62 milioni di euro per potenziare la sorveglianza francese.
Secondo il governo francese i fondi promessi (comunque poca cosa) non sono ancora arrivati, e la crisi è “esagerata” volontariamente da Londra: per confronto, negli ultimi 12 mesi gli sbarchi in Italia sono stati 65mila e i morti in mare 1.300. A sua volta, Downing Street accusa l’Eliseo di usare i migranti come un’arma per destabilizzare la Gran Bretagna: un paragone indiretto con ciò che sta facendo la Bielorussia che non aiuta certo a far rientrare la crisi.
Il Canale della discordia
Sullo sfondo della tragedia ci sono le forti tensioni degli ultimi mesi tra Londra e Parigi. Esacerbate dalla firma dell’AUKUS, con cui Londra si è sostituita a Parigi nella fornitura di sottomarini nucleari all’Australia, facendo saltare il contratto francese da 56 miliardi di dollari.
Altrettanto divisiva, nonostante la sua irrilevanza dal punto di vista economico, è la questione per le licenze di pesca in acque britanniche post-Brexit. Di fronte alla mancata concessione di tali licenze a circa 200 pescatori francesi (il 40% di quanti ne avevano fatta richiesta), Parigi minaccia sanzioni.
Intanto l’Ue e i due governi cercano una soluzione negoziale. Siamo davanti a un'altra crisi combattuta sulla pelle dei migranti?