23 Dic 2021

Commissione Ue vs Varsavia

Daily focus

La decisione della Commissione europea di avviare una procedura di infrazione è l’ultimo affondo nella battaglia con Varsavia sullo stato di diritto.

 

La Commissione europea ha aperto una nuova procedura di infrazione contro la Polonia, in seguito a due recenti sentenze della sua Corte Costituzionale che stabiliscono che il paese non sia tenuto a riconoscere la supremazia delle leggi europee su quelle nazionali. La Commissione ritiene che respingendo il primato del diritto comunitario sulla legislazione nazionale, affermando che alcuni articoli del trattato UE sono incompatibili con la Costituzione polacca, la Corte suprema polacca abbia violato l’articolo 19.1 del Trattato dell’Ue. In base al dritto comunitario, Bruxelles può avviare procedure di infrazione contro gli stati membri quando questi non rispettino o non applichino pienamente le leggi dell’Ue. I casi iniziano con lettere e alla fine possono arrivare alla Corte di giustizia europea e comportare sanzioni pecuniarie. Varsavia ha ora due mesi di tempo per rispondere e per uniformare i propri tribunali al diritto dell’Unione europea. Ma è evidente che il solco tra la Ue e il paese sul rispetto dello stato di diritto, soprattutto in relazione all’indipendenza dei giudici, si va approfondendo. “Abbiamo cercato di dialogare ma la situazione non migliora. Devono essere rispettati i fondamenti dell’ordinamento giuridico dell’Ue, in particolare il primato del diritto europeo”, scrive su Twitter il commissario alla Giustizia Didier Reynders. La procedura di infrazione è solo l’ultima di una lunga serie: 193 per l’esattezza, quelle avviate dall’Europa contro la Polonia. Molte riguardano lo stato di diritto e sono state aperte negli ultimi quattro anni.

 

No diritti no Recovery?

La primazia del diritto europeo sui diritti nazionali degli stati membri è uno dei pilastri dei vincoli giuridico-politici su cui si fonda l’Unione europea. Perciò la questione investe in pieno le relazioni tra l’Unione e Varsavia. Ma sebbene la vicenda abbia alimentato i timori di una ‘Polexit’ legale è difficile credere che il paese si possa permettere di uscire dall’Unione. In ballo ci sono i 57 miliardi di euro del Pnrr polacco, che devono ancora essere approvati da Bruxelles, e un sistema economico che avrebbe serie difficoltà a resistere al di fuori del club dei 27. Allo stato attuale, il governo polacco ha già visto sfumare la propria quota di prefinanziamento del Recovery fund, una cifra pari a 4,5 miliardi di euro. Alcuni parlamentari europei, tuttavia, si spingono oltre e sono tornati a chiedere che la Commissione attivi il meccanismo di condizionalità, approvato nel 2020, che vincola l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto. La Commissione ha spiegato che prima di attivarlo aspetterà la decisione a riguardo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi.

 

 

Come si difende Varsavia?

Non si è fatta attendere la reazione di Varsavia, secondo cui l’avvio della procedura di infrazione della Commissione europea è “un attacco alla Costituzione polacca e alla nostra sovranità”, scrive su Twitter il viceministro della giustizia Sebastian Kaleta, commentando la decisione dell’esecutivo europeo. Kaleta fa riferimento anche alla sentenza del 21 dicembre della Corte di giustizia dell’Ue, in un caso riguardante la Romania, in cui si afferma che in virtù del primato del diritto Ue il giudice nazionale può non applicare un verdetto della Corte costituzionale qualora contraria al diritto europeo. Secondo Kaleta, la sentenza della Corte Ue è parte di “un’azione pianificata” in base alla quale la Commissione europea ha avviato la procedura d’infrazione, per “subordinare la Corte costituzionale al diritto dell’Ue”. Sulla decisione dell’esecutivo Ue è intervenuto anche il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki affermando che Bruxelles “ha frainteso i poteri” che le erano stati concessi. “Sempre più stati europei si rendono conto che deve esserci un limite a queste competenze”, ha detto in una conferenza stampa, e aggiunge: “Lo sviluppo del centralismo burocratico a Bruxelles continua e purtroppo va bloccato”.

 

Relazioni sempre più tese?

La disputa tra il governo di Varsavia, guidato dal partito conservatore di destra Diritto e Giustizia (PiS), e Bruxelles riguarda diversi ambiti: i diritti Lgbt, la libertà di informazione e la riforma del sistema giudiziario polacco. Quest’ultimo in particolare – osservano esperti di diritto – avrebbe visto ridursi la propria autonomia, in seguito ad una serie di nomine ad hoc decise dal governo, che avrebbero compromesso l’indipendenza dei tribunali e della magistratura. Anche per questo, la Commissione – nell’annunciare la decisione di aprire la nuova procedura di infrazione – ha aggiunto di avere “seri dubbi sull’indipendenza e l’imparzialità della Corte Costituzionale polacca”. Ma il segnale più importante è che la Commissione non intende fare concessioni a Varsavia in nome della realpolitikCome già aveva avuto modo di precisare la presidente della Commissione Ursula von der Leyen:L’Unione Europea è una comunità di valori e di diritto, che deve essere sostenuto in tutti gli stati membri. I diritti degli europei sanciti dai trattati devono essere tutelati, indipendentemente dal paese in cui vivono”.

 

Il commento

Di Antonio Villafranca, Direttore della ricerca ISPI

“Malgrado multe record e sospensioni di alcuni fondi Ue destinati alla Polonia, il primo ministro Morawiecki non arretra. Il dialogo con Varsavia è sempre da ricercare, ma la posta in gioco è troppo alta per cedere. Parlamento, Commissione e Corte di Giustizia Ue stanno facendo di tutto, spingendosi anche al limite dei loro poteri. Spetta ora ai leader politici riuniti nel Consiglio europeo assumere una posizione più energica verso Varsavia. Il fatto che una decisione unanime sia impossibile (per l’opposizione ad esempio dell’Ungheria) non può rappresentare una scusa”.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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