15 Dic 2021

Una road map per la Tunisia

Verso il voto?

Parlamento sospeso ancora per un anno e referendum costituzionale entro l’estate: la tabella di marcia del presidente Kais Saied divide la Tunisia.

 

Il presidente della Tunisia Kais Saied, che lo scorso 25 luglio ha sospeso il parlamento e concentrato su di sé il potere legislativo e giudiziario, ha annunciato un referendum per una nuova Costituzione entro giugno ed elezioni legislative a dicembre 2022. In un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di stato la sera del 13 dicembre, Saied ha annunciato una tabella di marcia per riportare il paese alla regola democratica entro la fine del prossimo anno: stesura e compilazione. Un calendario che ha colto tutti di sorpresa e sta alimentando il dibattito, a pochi giorni di distanza dalle manifestazioni e commemorazioni indette per il 17 dicembre, in occasione del decimo anniversario della rivoluzione del 2011. Se approvata, la nuova costituzione sostituirà quella entrata in vigore nel 2014, dopo la rivoluzione che aveva portato alla destituzione del presidente Ben Ali dopo 23 anni al potere, e che Saied aveva più volte detto di voler cambiare. Senza appello la critica di Soufiane Makhloufi, deputato intervistato da France24: “Le priorità dei tunisini sono altrove, mentre le finanze statali sono sull’orlo del collasso, il paese attraversa una crisi economica, sociale e finanziaria senza precedenti, Kais Saied preferisce una questione che, a quanto pare, gli sta a cuore da anni: fare una costituzione su misura per lui”.

 

 

Verso il voto?

Attesa dal 25 luglio 2021 quando, al culmine di una crisi economica politica e istituzionale, il presidente aveva deciso di sospendere il parlamento, la tabella di marcia di Saied ha innescato un intenso dibattito in Tunisia e all’estero. Se i sostenitori del capo dello stato hanno accolto la decisione come una conferma che Saied non è un golpista e non vuole dirottare la democrazia tunisina verso l’autoritarismo, i suoi detrattori lo accusano di imporre misure politiche e un cambio di rotta a 180 gradi, senza aver prima consultato i tunisini. “L’opinione pubblica – osserva Frida Dahmani su Radio France Internationale – si aspettava decisioni di natura diversa, che andavano dallo scioglimento dell’Assemblea e del Consiglio supremo della magistratura (Csm), o a quella di partiti politici come Ennahdha. Invece si sono trovati con la costituzione sospesa e il sistema politico completamente trasfigurato”. E così sarà fino al 25 luglio 2022 quando il paese sarà chiamato a votare un nuovo referendum costituzionale, dopo aver sondato l’opinione dei tunisini con consultazioni popolari, tra il 1° gennaio e il 20 marzo 2022. Poi si procederà con elezioni anticipate il 17 dicembre 2022. Una data dal forte valore simbolico: la stessa in cui nel 2011 il venditore ambulante Mohamed Bouazizi si immolò innescando la scintilla della rivoluzione e delle cosiddette Primavere arabe.

 

Economia grande assente?

Nonostante gli indicatori segnino un’alta pressione sociale, dettata dall’inflazione crescente, dall’elevato livello di disoccupazione e dell’insicurezza, e dalla preoccupazione per lo stato delle finanze pubbliche, il grande assente dal discorso di Saied alla nazione è proprio l’economia. Nei 40 minuti in cui si è rivolto al popolo tunisino, il presidente ha evitato accuratamente riferimenti ai temi che agitano il malcontento nelle piazze. E questo nonostante sia evidente che lo stesso capo dello stato, pur godendo di pieni poteri, fatica a realizzare le riforme promesse a più riprese e a rilanciare il sistema economico tunisino proprio a causa della drammatica carenza di fondi pubblici, che non consente il pagamento degli stipendi né l’incentivazione di servizi. Come sottolineano alcuni organi di stampa, il paese è sull’orlo del baratro a causa del continuo deterioramento del potere d’acquisto dei tunisini e del progressivo aumento dei prezzi. Eppure, dettare un percorso chiaro verso il ripristino democratico può rivelarsi decisivo anche per il deficit fiscale. Nei colloqui con il Fondo Monetario Internazionale, i principali donatori e il G7 avevano infatti chiarito la loro indisponibilità ad intervenire a sostegno del paese in mancanza di riforme e di un “rapido” ritorno alle istituzioni democratiche.

 

Un paese sospeso?

Quando il 25 luglio scorso Kais Saied aveva destituito il primo ministro e sospeso il parlamento, citando il rischio di un “pericolo imminente” per il paese, la gran parte della popolazione sfiduciata e stanca di politici corrotti e inadeguati gli aveva accordato il suo sostegno. Il periodo di incertezza che ne era seguito e, in particolare, il decreto presidenziale con cui il 22 settembre Saied si era intestato pieni poteri avevano però sollevato timori di una deriva autoritaria nella ‘culla’ delle Primavere arabe. Oggi, l’annuncio del presidente non chiarisce tutti gli interrogativi che ancora tengono la Tunisia ‘sospesa’ tra lo stato di diritto e quello di eccezione. Ma non bisognerà attendere a lungo per capire come la piazza giudica questo ennesimo colpo di scena: il prossimo 17 dicembre in Avenue Bourguiba, a Tunisi, torneranno a sfilare i sostenitori del presidente e coloro che non esitano a definire ‘un golpe’ la mossa del 25 luglio scorso. Potrebbe essere il primo di una serie di appuntamenti che segneranno quello che si prospetta, a tutti i livelli – politico, economico e sociale – un lungo inverno caldo.

 

Il commento

Di Arianna Poletti, giornalista

“Come già accaduto in passato, poco prima di una scadenza importante il presidente Kais Saied fa un annuncio importante e spariglia le carte. Stavolta, in vista delle manifestazioni indette il prossimo 17 dicembre in occasione dell’anniversario della Rivoluzione, si è trattato dell’annuncio di elezioni e un referendum per approvare una nuova Costituzione. Il presidente tuttavia non ha chiarito con che legge si andrà a votare né se a correre per la nuova Assemblea saranno gli esponenti dei vecchi partiti o i rappresentanti dei Comitati popolari. Quanto al Referendum si sa solo che si svolgerà online, e che la nuova Carta fondamentale sarà scritta sulla base dei suggerimenti che arriveranno al presidente tramite un’apposita piattaforma internet. Quanto basta per sollevare interrogativi e alimentare il dibattito tra sostenitori e detrattori del presidente”.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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