10 Gen 2020

Chi è Joe Biden, vincitore del Super Tuesday

Verso USA2020

Gli Stati Uniti sono in guerra per salvare l’anima della nazione. È questo il messaggio al centro della campagna elettorale di Joe Biden, l’ex vicepresidente USA in corsa per la nomination del Partito Democratico alle elezioni presidenziali di novembre e vincitore, stando ai primi risultati, in 8 stati su 11 in cui i candidati dem si sono sfidati alle primarie del “Super Tuesday” lo scorso 3 marzo.

Tra i tanti candidati democratici che sperano di impedire la rielezione di Donald Trump, Biden sembra godere di un largo margine di vantaggio, specialmente dopo la rimonta sul principale sfidante Bernie Sanders, fino a ieri dato per favorito. Nonostante la sua immagine moderata e la sua storica fiducia nelle soluzioni bipartisan, Biden è stato però al centro degli attacchi del Partito Repubblicano durante lo “Ukrainegate”, lo scandalo che ha portato al processo di impeachment di Trump, e un bersaglio frequente dei tweet accusatori del presidente. In un’atmosfera politica più polarizzata che mai, Biden si presenta agli elettori come un continuatore dell’era Obama, dopo una lunghissima carriera politica e una vita familiare segnata dalla tragedia.

Joseph “Joe” Biden nasce in Pennsylvania nel 1942, in una famiglia cattolica di origini irlandesi. Già da giovane studente di legge, Joe ha le idee chiare: in uno dei primi appuntamenti con Neilia Hunter, che poi diventerà sua moglie, confessa di voler farsi eleggere senatore entro i 30 anni e poi presidente. L’opportunità di trasformare il sogno in realtà arriva effettivamente otto anni dopo, quando alle elezioni per uno dei due senatori del Delaware nessuno sfidante si presenta di fronte all’uscente Caleb Boggs, repubblicano prossimo alla pensione ma convinto dal presidente Richard Nixon a correre per un terzo mandato. Biden è allora solo un giovane avvocato e consigliere di contea ma coglie comunque la palla al balzo e, con un piccolo team elettorale guidato dalla sorella Valerie, decide di scendere in campo. Senza soldi e sconosciuto agli elettori prima dell’inizio della campagna elettorale, Biden è però il volto democratico giovane e fresco che gli elettori del Delaware decidono di favorire sul repubblicano uscente: con un risicato margine di poco più di 3.000 voti, il 7 novembre 1972 Joe Biden viene eletto senatore degli Stati Uniti. Mancano meno di due settimane al suo trentesimo compleanno.

La gioia, tuttavia, dura pochissimo: il 18 dicembre, in strada per comprare i regali di Natale, l’auto con a bordo la moglie di Joe e i loro tre figli viene travolta da un camion. Neilia e Naomi, la figlia di un anno, restano uccise. Mancano poche settimane all’inizio del suo mandato in Senato e Biden pensa di rinunciare all’incarico per assistere i due figli sopravvissuti, Beau e Hunter. I colleghi democratici riescono però a persuaderlo a tenere duro e così, dopo alcuni primi mesi di difficoltà, Biden getta le basi per una delle più lunghe carriere senatoriali degli USA: Biden si dimostra presto un legislatore estremamente efficace, particolarmente capace di trovare punti di contatto e compromesso tra democratici e repubblicani, e già nel 1974 Time magazine lo cita tra i “200 volti per il futuro”.

L’ambizione degli anni universitari è ancora viva: quindici anni dopo la sua elezione al Senato, Biden, che nel frattempo ha ritrovato la serenità familiare con il secondo matrimonio, decide di presentarsi tra i candidati democratici alle elezioni presidenziali del 1988. Nonostante sia considerato tra i favoriti, Biden non riesce però a sfondare nei sondaggi e, nel settembre 1987, si ritira dalle primarie del Partito Democratico. La sua esperienza in Senato continua comunque con successo: dal 1987 al 1995 è presidente del comitato sulla giustizia e, dal 2001 al 2003 e poi dal 2007 al 2009, del comitato affari esteri. Oppositore dell’intervento USA nella prima Guerra del Golfo, Biden vota invece a favore delle operazioni NATO in Bosnia-Erzegovina e nella Repubblica Federale di Jugoslavia e delle missioni in Afghanistan nel 2001 e in Iraq nel 2002.

Dopo il primo tentativo fallito, Biden non ha però smesso di pensare alla corsa alla Casa Bianca: decide di riprovarci vent’anni dopo, presentandosi tra i candidati democratici alle presidenziali del 2008. L’anno, tuttavia, è quello di Barack Obama e nemmeno stavolta i sondaggi sono favorevoli al senatore del Delaware, che si ritira a gennaio schierandosi a favore di Obama. Le primarie democratiche del 2008 sono però l’occasione per Biden e Obama di avviare una collaborazione politica che si trasformerà negli anni in una profonda amicizia. Il fondale su cui si proietta la relazione tra i due è il ruolo che Biden ricoprirà per tutti gli otto anni dell’amministrazione Obama: quello di vicepresidente degli Stati Uniti. Cementata nel doloroso periodo della malattia e della morte nel 2015 del figlio maggiore di Biden, Beau, l’amicizia con Obama culmina al termine del secondo mandato, quando il presidente conferisce al suo vice la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile degli USA. Ancora oggi l’immagine pubblica di Biden è molto legata agli anni con Obama e, al terzo tentativo di vincere le primarie del Partito Democratico, gli applausi più calorosi ai suoi comizi arrivano spesso quando vengono menzionati i traguardi raggiunti insieme dai due.

Queste elezioni saranno probabilmente l’ultima chance per Joe di realizzare il suo sogno di studente: se dovesse vincere, Biden avrebbe 78 anni il giorno dell’inaugurazione e sarebbe il presidente più vecchio di sempre ad insediarsi alla Casa Bianca (lo stesso varrebbe in realtà anche per Trump, che verrebbe rieletto a 74 anni). Se ha per ora superato il principale ostacolo dei suoi due precedenti tentativi, la popolarità nei sondaggi, Biden si trova tuttavia di fronte a nuovi ostacoli, tra cui anche le accuse di sette donne di contatti fisici inappropriati. Al primo posto tra i candidati democratici per copertura mediatica e pronto a incalzare Trump sui temi più critici della sua presidenza, dopo il Super Tuesday Biden sembra più slanciato che mai per scalzare il presidente da Pennsylvania Avenue.

 

 

A cura di Fabio Parola

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