2 Mar 2020

Speciale coronavirus n.7: pandemia sì, pandemia no. Cosa cambia?

Il mondo ai tempi del coronavirus – n.7

 

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Il “fronte Italia” visto da fuori. Mentre le nostre autorità nazionali e locali adottano misure di contenimento dell’epidemia in Italia (oggi la visita di una delegazione OMS), all’estero l’impennata dei casi che fa dell’Italia la terza nazione al mondo con più contagi ha già cominciato a scatenare le prime reazioni: da chi vuole la chiusura confini, a chi chiede la quarantena delle persone provenienti dai “focolai”, a chi dispone limitazioni a scambi e viaggi con l’Italia.

  • Chiusura? Nel fine settimana è stata interrotta per oltre quattro ore la circolazione ferroviaria tra Austria e Italia dopo che un treno Eurocity Venezia-Monaco con trecento passeggeri è stato fermato al Brennero per la presenza a bordo due casi sospetti, due donne tedesche che presentavano alcuni si All’esito negativo degli esami, alcune ore dopo, le autorità austriache hanno ridato il via alla circolazione, al momento tornata normale. È stato il primo caso di intervento alla nostra frontiera dall’inizio dell’epidemia in Italia. Ma potrebbe non essere l’ultimo: oltralpe, i nazionalisti francesi guidati da Marine Le Pen chiedono al governo Macron di aumentare i controlli alle frontiere con l’Italia il ministro della salute francese Olivier Véran rassicura: “una chiusura dei confini con l’Italia non avrebbe senso perché un virus non si ferma alla frontiera”. Ma gli alunni rientrati in questi giorni in Francia da viaggi nei diversi focolai dell’epidemia – incluse Lombardia e Veneto – sono stati intanto invitati a rimanere a casa. Il Kuwait, intanto, ha annunciato la sospensione di tutti i voli da e per l’Italia: è il primo paese a introdurre questa misura.
  • Quarantena? Di oggi invece un “travel advisory” del dipartimento della salute del Regno Unito che, tra le altre nazionalità, chiede alle persone di ritorno dal Nord Italia (“definito da una linea a nord di Pisa, Firenze e Rimini, non incluse”) di mettersi in “auto-isolamento”, ma solo nel caso che abbiano già sviluppato i sintomi della malattia. Più radicale la reazione della Romania – prima nazione di provenienza dei cittadini stranieri residenti in Italia – che ha disposto la quarantena obbligatoria per tutte le persone in arrivo da Lombardia e Veneto o che vi siano state nelle ultime due settimane.
  • Allerta? Più numerosi i paesi che, senza imporre misure coercitive, cominciano però ad avvertire i propri cittadini sui pericoli provenienti dal focolaio italiano. A partire dagli Usa, che hanno emanato un’allerta di livello uno per chi è diretto o di ritorno in Italia (insieme a Hong Kong, Iran, e le altre destinazioni più a rischio) chiedendo prudenza e rispetto del decalogo emanato dalle autorità Italiane: senza però chiedere di rimandare o cancellare i propri viaggi. Anche la Croazia ha introdotto “misure di prevenzione e controllo epidemiologico” per chi proviene dal Nord Italia, uguali a quelle già imposte un mese fa sugli arrivi dalla Cina. Intanto, la Serbia sconsiglia i viaggi nelle aree Italiane più a rischio, e la Grecia ha sospeso le gite scolastiche in Italia, con rientro anticipato delle proprie scolaresche, mentre Israele “raccomanda di non viaggiare in Italia” e valuta la possibilità di mettere in quarantena chiunque ritorni da viaggi in Italia. L’ultimo paese ad annunciare misure precauzionali confronti di chi proviene dall’Italia è il Sudafricasottoporrà a esami medici i passeggeri italiani e indagherà sulla provenienza e spostamenti. A rischio infine le attività del programma di mobilità studentesca europeo Erasmus+, che – soprattutto nelle regioni più a rischio – potrebbero essere annullate o riprogrammate.
  • Discriminazione? Intanto, con una circolare il Parlamento europeo chiede ai propri dipendenti (di tutti i 27 paesi appartenenti all’Unione) che nelle ultime due settimane abbiano viaggiato in Cina, Corea del Sud, Singapore e nelle regioni italiane interessate dall’epidemia, di “rimanere in isolamento a casa” e fare richiesta di telelavoro. Fonti dell’istituzione hanno tenuto a precisare che, nella misura, non vi è nessun tipo di discriminazione verso gli italiani.

 

Borsa in calo. Il Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa (FTSE MIB), l’indice più significativo della borsa italiana, ha chiuso a -5.43% lunedì, il valore più basso registrato dal 2016. Il paese è alle prese con oltre 280 casi di Covid-19, localizzati nelle regioni responsabili di circa il 30% di tutta la produzione italiana. Per far fronte all’emergenza, il governo ha proposto un incontro tra i Ministri della Salute di tutti gli stati che confinano con l’Italia per concordare delle “linee guida comuni”.

 

Cina. Il paese ha registrato 508 nuovi casi di infezione da coronavirus in totale, di cui solo nove verificatisi fuori dalla “provincia-epicentro” dello Hubei. Sembrerebbe dunque che le misure di contenimento siano state finora efficaci. Intanto, Pechino ha vietato il commercio e il consumo di animali selvatici, un’industria multimiliardaria che dà lavoro a milioni di persone. La decisione presa dal Comitato Permanente del Politburo è immediatamente diventata divieto. Ora il governo dovrà pensare a fornire aiuti finanziari alle aziende che gestiscono gli allevamenti di questi animali.

 

Medio oriente. L’Iran sta emergendo come nuovo cluster dopo la Cina per la diffusione di Covid-19. Casi in Iraq, Afghanistan, Bahrain, Kuwait, Oman, Libano, Emirati Arabi Uniti – persino uno in Canada – sono stati tutti ricondotti al paese. Opinioni pubbliche e analisti sono preoccupati dalle mancanze di alcuni governi dell’area in termini di trasparenza, responsabilità statale e fornitura di servizi sanitari.

 

Usa. La Casa Bianca ha proposto un piano da 2,5 miliardi di dollari per far fronte allo scoppio di Covid-19, la cui rapida diffusione oltre ad essere un’emergenza sanitaria è anche una minaccia all’economia globale. L’amministrazione ha chiesto 1,25 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti e il trasferimento di altri 535 milioni di dollari da un conto che era stato riservato per far fronte a un potenziale scoppio di Ebola. La proposta potrebbe presto arrivare al Congresso.

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