13 Mar 2020

Borse: altalene pericolose

Daily Focus

Oggi le borse rimbalzano, ma pesa ancora il crollo di ieri proprio nel giorno in cui la BCE annunciava le proprie misure per far fronte all’emergenza coronavirus. La gaffe di Lagarde non ha certamente aiutato.

 

Nel giorno in cui la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato le proprie misure per far fronte all’emergenza coronavirus, le borse europee sono crollate lasciando sul terreno più di 800 miliardi di euro. Malgrado oggi sia in corso un netto recupero, pesa ancora l’incertezza che ha portato al crollo di ieri. Giovedì, Milano e Parigi hanno registrato il peggior tonfo della loro storia, mentre bisogna risalire al lontano 1989 per Francoforte e al 1987 per Londra per trovare risultati peggiori. E questo proprio nel giorno in cui la presidente della BCE annunciava misure che, nelle intenzioni, avrebbero dovuto stemperare le tensioni sui mercati. Misure che però i mercati hanno ritenuto insufficienti e, peraltro, accompagnate dalla gaffe della presidente Christine Lagarde che si lascia sfuggire di non essere lì per ‘colmare gli spread’. Certo l’andamento dei mercati non è dipeso solo dalla BCE, visto che il crollo arriva dopo settimane di segni negativi, all’indomani della dichiarazione dell’OMS che certifica la pandemia e nel giorno della decisione del presidente americano Donald Trump di sospendere i voli dall’Ue. Con il diffondersi del coronavirus, crescono i timori per una crisi finanziaria che potrebbe colpire duramente l’Eurozona. Gli occhi sono ora puntati sulle risposte dei leader europei e sulla riunione dei ministri delle finanze dell’Eurozona del 16 marzo, dove rimane all’ordine del giorno anche ladiscussione fondo salva-stati (leggi l'approfondimento sul MES).

 

Che misure ha preso ieri la BCE?

Sono tre le principali misure annunciate ieri da Lagarde. Anzitutto il rifinanziamento delle banche per facilitarle nel fare ciò che molte di loro stanno già facendo: prestare rapidamente liquidità a imprese e famiglie aiutandole a superare il difficile momento legato al blocco delle attività. Si tratta della più classica e antica misura che le banche centrali approntano quando uno shock di qualche tipo minaccia di frenare la circolazione di liquidità. Poi l’ulteriore abbassamento dei tassi di interesse (già negativi) che le banche debbono pagare per accedere a speciali linee di credito che la BCE mette loro a disposizione affinché queste possano erogare crediti ‘speciali’ (in questo caso soprattutto alle piccole e medie imprese). L’incentivo offerto a queste banche è notevole: potranno infatti “pagare” (ma nel concreto “ricevere” dalla BCE, visto che si tratta di tassi negativi) fino allo 0,75%. Infine, l’ampliamento delle operazioni di “quantitative easing” (QE), cioè di acquisto di titoli da parte della BCE sui mercati, ampliando in particolare gli acquisti di obbligazioni private, ovvero quelle emesse da imprese che in questa fase hanno particolarmente bisogno di credito. Va anche segnalato che per liberare ulteriori fondi per le banche, la BCE attenuerà temporaneamente alcuni dei vincoli che obbligano le banche ad accantonare prudenzialmente del capitale a fronte dei prestiti che erogano.

 


Perché il crollo delle borse?

Ormai da troppo tempo le borse sembravano ‘rigonfie’ e non riflettere i rischi geopolitici e le fragilità economico-finanziarie presenti in vari paesi. I mercati aspettavano una scusa per scommettere su un ridimensionamento dei prezzi dei titoli. Già nei giorni scorsi c’era stato un aumento della volatilità che la Fed statunitense, come fa di solito, aveva cercato inutilmente di contenere. Gli annunci di Trump circa il blocco dei voli dall’Europa e altre comunicazioni confuse e contraddittorie negli USA, più o meno connesse al coronavirus, hanno accelerato fin dalla mattinata la caduta delle borse. Alla ricerca di un’ancora a questa caduta, gli operatori hanno deciso di puntare su una decisione della BCE più netta e gridata, meno tecnica, centrata su una riduzione generalizzata dei tassi (in verità già molto bassi), con l’eventuale aggiunta di un significativo aumento degli acquisti di titoli pubblici col QE. Poiché la BCE ha preferito provvedimenti più mirati al sostegno della liquidità bancaria e ha limitato il QE (“solo” 120 miliardi di euro in più entro fine anno), i mercati hanno manifestato la loro delusione con forti vendite. Ha pesato anche un’imprudente affermazione della presidente Lagarde quando ha detto che “non siamo qui per ridurre gli spread”. I mercati hanno interpretato l’affermazione come un ripensamento della politica che Mario Draghi aveva varato col famoso “whatever it takes”, per alleviare le difficoltà dei paesi, come l’Italia, quando lo spread era alle stelle. Rinnegare lo spirito di Draghi può far pensare che la nuova presidente della BCE condurrà politiche più austere e vicine alle idee della Banca Centrale Tedesca, che è stata a lungo critica nei confronti di Draghi. Politiche più austere promettono meno liquidità e quindi meno supporto ai prezzi di borsa. 

Cosa può ancora fare la BCE?

In realtà le ‘armi’ ancora a disposizione della BCE non sono molte. Potrebbe cedere alle richieste di abbassare ulteriormente i tassi negativi sui depositi delle banche e aumentare gli stanziamenti per il QE. Ma non è escluso che in questo modo rischi di mostrarsi cedevole, poco indipendente, insicura e di muoversi in modo controproducente, come è già successo la scorsa settimana con i tagli dei tassi della Fed. La BCE potrebbe invece concentrarsi per ottenere il massimo dalle misure decise ieri, curando da vicino i suoi rapporti con le banche e stimolando in ogni modo la loro assistenza alle speciali difficoltà delle imprese di questo periodo. Poco clamore e molto lavoro di dettaglio. Se ieri Lagarde non ha perso troppo smalto politico potrebbe anche continuare la preziosa insistenza con cui nella conferenza stampa ha affermato più volte che questo è il momento per politiche di bilancio coordinate dei governi dell’Eurozona, facendo a questo fine pressione sull’Ecofin. Tutto ciò nell’immediato: quando il virus sarà sconfitto si tratterà di diagnosticare i danni economico-finanziari che avrà lasciato e gli stimoli di ripresa che occorreranno nell’Eurozona. Anche a quel punto però è probabile che saranno le politiche di bilancio, le riforme strutturali e l’accelerazione dell’integrazione europea a poter offrire supporto consistente all’economia.  

Il commento

di Franco Bruni, Vice Presidente ISPI e Co-Head Osservatorio Europa

“L’affermazione di Lagarde di ieri è stata, sul piano della comunicazione, inopportuna, imprudente e inutile; ma per quanto possa sembrare strano è nella sostanza corretta. Il mandato della BCE punta ad influenzare il livello d’insieme dei tassi di interesse dell’Eurozona, non gli spread fra i paesi membri. Il che avrebbe una valenza redistributiva che è estranea ai suoi compiti. Il “whatever it takes” di Draghi si basava sulla sua assunzione di responsabilità per il mantenimento dell’unità dell’euro. La BCE prometteva dunque di intervenire per togliere dagli spread la parte dovuta a un improbabile rischio di ritorno a monete nazionali. Ciò avrebbe ricondotto lo spread italiano, ad esempio, da quasi 600 a meno di 300 punti base. Ulteriori riduzioni sarebbero state compito esclusivo delle politiche di bilancio nazionali.”

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