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Ungheria, parlamento dà pieni poteri al premier Orbán per combattere il coronavirus

(ansa)
Spetta a lui determinare quando finirà lo stato di emergenza. Inoltre, chi diramerà "false notizie" rischierà da 1 a 5 anni di carcere. Hanno votato a favore i deputati di Fidesz ed alcuni dell'estrema destra. Bruxelles: "La Commissione europea sta valutando il caso della legge votata oggi"
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BERLINO - Col pretesto della lotta all'emergenza coronavirus, da oggi democrazia, libertà d'informazione, istituzioni e valori dello Stato di diritto definiti dai Trattati europei sono sospesi in Ungheria.

Viktor Orbán ha diritti di governo e superpoteri eccezionali rinnovabili senza limite, governerà per decreto, può chiudere per periodo a sua discrezione il Parlamento, saranno accettate solo informazioni di fonte ufficiali sulla pandemia e chi verrà accusato dall'esecutivo di diffondere fake news - cioè potenzialmente anche critiche alla gestione dell'allarme sanitario e al disastroso stato della sanità pubblica o ad altre decisioni del potere  - potrà essere condannato con fino a 5 anni di prigione nelle sovraffollate carceri magiare. L'emergenza in vigore dall'11 marzo dunque viene ulteriormente e gravemente inasprita.
Criticata da opposizioni, ong, osservatori europei ed esperti di diritti umani come un golpe bianco, la legge d'emergenza è passata nel primo pomeriggio allo Országház, il Parlamento ungherese, con 137 voti a favore e 53 contrari.

Hanno votato a favore tutti i parlamentari della Fidesz - il partito di maggioranza sovranista guidato da Orbán, attualmente sospeso dal Partito popolare europeo ma non escluso - e alcuni deputati di estrema destra. Ai termini della legge Viktor Orbán - al potere dall'aprile 2010, e rieletto due volte - può da questo momento governare per decreto per quanto a lungo vorrà, chiudere il Parlamento stesso senza limiti di tempo oltre i quali dovrebbe riaprirlo, cambiare come vuole o sospendere leggi in vigore e rinviare cancellare o vietare ogni elezione.

Solo al premier in persona spetta e spetterà decidere quando lo stato d'emergenza, ufficialmente motivato dalla priorità alla lotta al coronavirus, avrà fine.
Le opposizioni (verdi, socialisti, Momentum e altri movimenti democratici) ma anche gli osservatori dell'Unione europea - di cui l'Ungheria è paese membro ricevente e da cui ottiene aiuti vitali per la crescita economica nonostante le ripetute critiche e condanne per l'autocrazia - affermano che la legge d'emergenza, col pretesto della "priorità assoluta alla salute pubblica e all'imperativo di fermare la diffusione del coronavirus", in realtà è anche uno strumento per cementare a tempo indeterminato il potere sovranista, già blindato da leggi che controllano media e magistratura e dai ferrei legami tra Orbán e gli oligarchi che controllano le 400 maggiori aziende nazionali e, attraverso una fondazione, la maggioranza dei mezzi d'informazione.

Secondo la ministra della Giustizia, Judit Várga, dirigente della Fidesz e vicinissima al premier, "le decisioni al contrario sono pienamente in regola e del tutto conformi con l'ordinamento costituzionale e legale ungherese". Finora il coronavirus ha causato in Ungheria 403 casi e 13 morti.

Orbán potrà anche introdurre a sua scelta, sempre in corsa e per decreto, anche nuove misure restrittive piú drastiche, senza appunto chiedere l'avallo dei legislatori. L'alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso la sua piú allarmata preoccupazione per la svolta di Budapest, e il Consiglio d'Europa ha ammonito che "uno Stato d'emergenza illimitato e incondizionato non può garantire il rispetto di regole e valori della democrazia".

Nove organizzazioni per la difesa della libertà di stampa e informazione hanno lanciato un'appello all'Unione europea chiedendole di opporsi ai poteri assoluti a Orbán. "La Commissione europea sta valutando le misure di emergenza adottate dagli Stati membri in relazione ai diritti fondamentali. In particolare per il caso della legge votata oggi in Ungheria sullo stato d'emergenza e le nuove sanzioni penali per la diffusione di informazioni false", ha risposto il commissario europeo per la Giustizia e lo Stato di diritto Didier Reynders, su Twitter.