8 Apr 2020

Speciale coronavirus n.31: perché dobbiamo pre-occuparci dell’India?

Il mondo ai tempi del coronavirus - n.31

 

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Dal mondo: ultimi aggiornamenti

WUHAN. Due settimane dopo l’allentamento delle misure anti-coronavirus nella provincia dello Hubei, oggi riapre anche Wuhan, la città-epicentro dell’epidemia, in lockdown da 76 giorni. L’apertura sarà però graduale: al momento, i cittadini hanno principalmente il permesso di spostarsi e le autorità si aspettano un esodo pari a 55 milioni di persone solo nella giornata odierna. Alcuni quartieri residenziali periferici, tuttavia, rimangono chiusi. La città ha una lunga strada davanti a sé: non solo far riprendere l’attività economica a pieno ritmo, ma anche contrastare la paura (diffusissima) di una seconda ondata di contagi e tornare quindi alla normalità.

EUROPA. Mentre dal Regno Unito arriva la notizia del ricovero in terapia intensiva del premier Boris Johnson, Austria, Danimarca e Repubblica Ceca sono i primi paesi europei a programmare la data di uscita dal lockdown. Dopo Pasqua, infatti, vedranno una graduale ripresa delle attività. Contrariamente all’Italia, le dimensioni ridotte di questi tre paesi si sono dimostrate vantaggiose per contenere l’epidemia, soprattutto perché hanno evitato una pressione eccessiva sui sistemi sanitari. La Danimarca, tra tutti, è il paese ad aver proposto le misure di rilassamento più ampie: scuole e asili infatti riapriranno già il 15 aprile. In Germania, intanto, il Consiglio straordinario dei ministri si riunirà per decidere nuove misure di contrasto al coronavirus. In Francia, il numero di morti supera i 10mila.

TRUMP. Nel bel mezzo delle aspre critiche mosse al Presidente per la gestione dell’epidemia negli Stati Uniti, Trump torna a Twitter e attacca l’Organizzazione mondiale della sanità. Scrive, infatti, che “l’OMS ha sbagliato sul serio. Per qualche ragione, nonostante sia finanziata soprattutto dagli Stati Uniti, è estremamente sino-centrica”. Anche l’Organizzazione è quindi posta al centro della competizione tra Stati Uniti e Cina che neanche la pandemia mondiale è riuscita a fermare. Gli Stati Uniti ieri hanno registrato il più alto numero di decessi giornalieri dall’inizio dell’epidemia.

INDONESIA. Se parte del mondo si riapre, un’altra parte si chiude. Giacarta, capitale dello stato insulare dell’Indonesia con 10 milioni di abitanti, chiude scuole e uffici. Un aumento fuori dal comune del numero di sepolture ha sollevato il problema dei casi non rilevati, portando il governo alla decisione di inasprire le misure di contenimento. La maggior parte dei casi nel paese sono stati registrati proprio nella capitale. Il governo indonesiano è ora soggetto ad aspre critiche da parte della comunità internazionale e della popolazione per non aver preso provvedimenti immediati contro l’epidemia e averne minimizzato la minaccia.

 

 DATAVIRUS

Più di un miliardo di persone vive in India, una persona su 6 al mondo. Un subcontinente, ma anche uno dei luoghi a maggiore densità abitativa del mondo. Il bacino di diffusione perfetto per un virus. La speranza è che un fattore giochi a favore del paese: la bassa età della sua popolazione. La metà dei suoi abitanti ha meno di 28 anni, un valore molto diverso dai 45 anni dell’Italia. E, come sappiamo, la COVID-19 si presenta in forme gravi soprattutto in persone di età superiore ai 60 anni, che in India sono solo il 7% della popolazione, mentre in Italia sono il 25%. Purtroppo, però, il fattore età da solo potrebbe non essere sufficiente. Nel grafico, a sinistra e a destra dell’India, sono rappresentati due paesi altrettanto “giovani”: l’Iran e l’Ecuador. Ne conosciamo la storia. L’Iran è stato uno dei paesi inizialmente più colpiti, e conta oggi quasi 4.000 morti ufficiali. Dell’Ecuador, in molti ricorderanno le tragiche immagini provenienti dalla città di Guayaquil. Contro questo virus, l’età può essere una prima barriera. Ma serve molto altro per riuscire a sconfiggerlo. (Elaborazione dati: Matteo Villa, ISPI)

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