16 Apr 2020

Infrastrutture: un recovery plan post pandemia

CoVid-19

La grave crisi economica in atto, quale conseguenza in tutti i paesi che sono stati colpiti dalla pandemia, è sotto gli occhi di tutti e richiede misure adeguate sia nell'immediato che per essere pronti a sostenere la ripresa appena le condizioni lo consentiranno.
"Relief" e "recovery" sono le due parole chiave nel dibattito e nel susseguirsi di proposte e chiaramente devono essere intese come le due facce di una stessa medaglia. Infatti la ripresa dell'attività economica richiederà il rilancio e il sostegno dell'attività produttiva, che a sua volta richiede che le imprese in questa fase di emergenza siano mantenute in vita con il loro capitale fisico e umano nelle condizioni migliori per essere pronto alla ripartenza.

Le misure di "relief" messe in atto in Italia e nei vari Paesi, comprese le proposte della Commissione europea, sono note e sembrano andare nella giusta direzione, con provvedimenti a sostegno dei lavoratori e delle famiglie (e quindi della domanda rivolta alle imprese), nonché delle imprese, fornendo la liquidità indispensabile per garantirne la sopravvivenza.

Occorre comunque occuparsi sin da subito della fase di "recovery" dove un ruolo fondamentale, a lato di un’auspicabile (ma incerta) ripresa dei consumi interni, dovrà essere svolto dal sostegno alle esportazioni e soprattutto dal rilancio degli investimenti. Questi ultimi devono essere anche funzionali a un processo di trasformazione e di ammodernamento tecnologo dei vari aesi, in particolare avendo presenti obiettivi di sostenibilità, oltre che di competitività internazionale. 

In questo contesto le infrastrutture svolgono un ruolo fondamentale. Infatti occorre colmare il gap relativo alle infrastrutture digitali di nuova generazione (essenziali per l'ammodernamento del sistema produttivo e per migliorare la qualità della vita in moltissimi ambiti) e fisiche, per sostenere la mobilità dei cittadini e delle merci, sia a livello nazionale che europeo, in condizioni di crescente efficienza e di rispetto dell'ambiente.

Non sono ancora note proposte dettagliate a livello nazionale, ma non è immaginabile che qualunque piano di rilancio non comprenda l'individuazione di opere infrastrutturali da tempo attese e chiaramente identificate, l'accelerazione di quelle in corso e la messa a punto di un contesto regolamentatorio snello e funzionale a una immediata "cantierizzazione". La rapida (miracolosa per gli standard italiani) ricostruzione del ponte di Genova mostra la strada da seguire.

A livello europeo il grande disegno delle reti infrastrutturali (TEN) e in particolare di quelle di trasporto (TEN-T) deve ancora essere completato, e rappresenta un prezioso insieme di investimenti pronti per la realizzazione, compresi gli aspetti relativi al rispetto dell'ambiente e allo sviluppo di "sistemi intelligenti".
Ben prima della crisi, la presidente della Commissione europea aveva annunciato il suo "Green Deal", dove nuove e rinnovate infrastrutture rispettose dell'ambiente svolgono un ruolo primario. Il bilancio pluriennale dell'Ue (tuttora in discussione) prevede un accresciuto impegno a sostegno della realizzazione delle reti europee non solo con i tradizionali sussidi (grants) ma anche con strumenti finanziari innovativi (come quelli alla base del "Piano Juncker" che diverrà "InvestEU"). La Banca Europea degli Investimenti (BEI) ha recentemente annunciato un piano ambizioso di prestiti e garanzie per le imprese per investimenti coerenti con la sua ambizione di essere la più importante "climate bank". Altre forme di sostegno al sistema produttivo e agli investimenti europei sono in fase di definizione, ed è auspicabile che le infrastrutture vi svolgano un ruolo preminente. Infatti, non solo in molti casi vi sono progetti pronti per una rapida realizzazione, ma si tratta di attività che svolgono un duplice ruolo importantissimo per l'economia. Nella fase di realizzazione, chiaramente rappresentano un sostegno alla domanda (e quindi alla produzione e all'occupazione), mentre, una volta ultimate, migliorano la capacità produttiva sia in senso quantitativo che qualitativo.

Infine, non solo gli investimenti in questione sono fondamentali per sostenere una ripresa economica duratura, ma la crisi in atto paradossalmente ha prodotto l'effetto positivo di spazzar via pregiudizi ideologici, pretestuosi o semplicemente per la tutela di interessi di parte (effetto nimby) a favore di una diffusa convinzione che vede un sistema moderno, efficiente e sostenibile di infrastrutture quale fattore imprescindibile di miglioramento dell'efficienza complessiva e della qualità della vita.

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