22 Apr 2020

India: così il governo Modi combatte il Covid-19

Imprese

Covid-19 sembra aver colpito l’India più tardi rispetto a molte altre nazioni. Ciò che ci si può aspettare è però una rapida crescita dell’infezione che, se diffusa, potrebbe causare seri problemi sanitari. L’impatto potrebbe essere enorme a causa delle carenti strutture ospedaliere che non sono di fatto attrezzate per accogliere un vasto numero di pazienti infetti che necessitino di terapia intensiva. Secondo il Times of India, il paese dispone oggi di un numero di posti letto dotati di ventilatori polmonari che varia tra le 17.850 e 25.556 unità, quindi numeri infinitamente ridotti rispetto ai numeri della popolazione. La Banca Mondiale stima nel 3,53% il valore del Pil indiano destinato alla sanità (pubblica e privata). L’Italia è all’8,84%, differenza resa ancora più evidente a causa delle dimensioni del sub-continente.

 

Il Governo di Modi, conscio delle debolezze interne al sistema, ha reagito abbastanza velocemente imponendo un lockdown totale dal 24 di marzo per 21 giorni, successivamente esteso fino al 3 maggio con un approccio forte per distretto. Agli stati indiani viene chiesto di garantire che, nella fase di contenimento, e per tutta la durata del lockdown vengano prese le misure necessarie per ridurre al minimo il disagio per i settori poveri e vulnerabili della società. Inoltre, il governo, sia a livello federale che a livello statale, ha esortato le società private e gli stabilimenti produttivi a non detrarre gli stipendi o interrompere il lavoro a qualsiasi livello per evitare una possibile recessione economica causata dall’epidemia.

Al momento, l’India conferma circa mille casi al giorno, ma i numeri potrebbero essere falsati dalla limitatissima possibilità di testare la popolazione. Non di meno, quanto arriva oggi all’Occidente è un’immagine falsata della realtà che prende in considerazione, di fatto, quasi esclusivamente le aree urbane e non quelle rurali. Eppure, non possiamo dimenticare che circa 78 milioni di persone in India vivono in quartieri densamente popolati, agglomerati urbani fatiscenti e con pochissimi accessi alla sanità pubblica (i cosiddetti slums), e ciò aumenta considerevolmente il rischio di una rapida espansione per un virus che come questo denota un'aggressività totale e imprevedibile.

Allo scopo di prevenire la diffusione della pandemia anche giganti tecnologici del calibro di Apple e Google si sono alleati per creare velocemente una App mobile di tracciamento ed informazione dei cittadini. La App, chiamata Aarogya Setu e basata sul modello di contenimento adottato dalla Corea, traccia i movimenti dei cittadini riuscendo tramite algoritmi di Intelligenza Artificiale a determinare eventuali zone di contagio e permettendo di arginare tempestivamente i focolai per prevenire la diffusione. Oltre a questo, i famosi furgoni rossi del servizio postale (circa 600 000 unità) si sono trasformati in un vero e proprio servizio di delivery per medicinali e supporti di prima necessità.

 

Economia e imprese: cosa fa il governo Modi?

Conscio della necessità di salvaguardare anche le fasce più deboli della popolazione, il governo di New Delhi sta attuando piani per garantire supporto alimentare e aiuti economici ai singoli cittadini con una prima manovra da 22,6 miliardi di dollari a favore della popolazione e una seconda da 13 miliardi a favore delle micro, piccole e medie imprese. Con quest’ultima, spera che il volano della ruota economica non si fermi completamente e possa ripartire il prima possibile con nuovo slancio.

Stando a fonti ufficiali, una volta che la curva di contagio inizierà la discesa, la terza parte del piano consisterà nell’aiutare a livello fiscale anche le imprese più grandi: ciò potrà rilanciare l’economia del paese che, a causa dell’epidemia, si trova rallentato in un anno che si prospettava in crescita del 5%.

Per quanto riguarda i versamenti delle imposte dovute, sia per quanto riguarda la Income Tax che per la GST (Iva indiana) sono stati prorogati i termini fino alla fine del giugno 2020 con un interesse ridotto al 9% in caso di ritardo. La data del 30 giugno è stata considerata anche come termine ultimo per molti altri atti e schemi, tra cui Vivad Se Vishwas, Sabka Vishwas Scheme.

La dogana indiana sarà invece in servizio 24/7 fino al 30 giugno 2020, mentre il termine per gli audit annuali delle società viene spostato nell’anno 2020-21. Sono stati elevati i limiti relativi alla legge sui fallimenti (IBC Sezione 7,9,10) dove la soglia per il default viene spostata a 10 milioni di Rupie (poco più di 120.000 euro). Le commissioni bancarie vengono ridotte su tutte le transazioni digitali per tutti i player commerciali e finanziari.

Il Ministero del Corporate Affairs indiano (MCA) ha presentato inoltre il 30 Marzo 2020 un nuovo piano denominato Companies Fresh Start Scheme 2020 (CFSS-2020) riguardante i ritardi nella presentazione della modulistica societaria e per autorizzare qualsiasi inadempimento nelle registrazioni, indipendentemente dalla durata, così da creare un vero e proprio “nuovo inizio”.

La nuova normativa è entrata in vigore il primo aprile e rimarrà in vigore fino al 30 settembre 2020. Il Fresh Start Scheme in sintesi posticipa o, in alcuni casi, sospende i pagamenti d’imposta dovuti dalle aziende e il deposito di documenti delle aziende operanti sul territorio indiano e la sua applicabilità include tutte le società preesistenti alla data del 31 marzo 2020. La richiesta di immunità ai sensi del regime CFSS-2020 può essere presentata elettronicamente compilando l’apposito modulo (e-Form CFSS-2020). Di conseguenza, lo schema richiede alle aziende come impostazione predefinita di cancellare tutti i documenti in sospeso fino alla 30 settembre 2020. Successivamente, l’organo competente, all’atto di deposito, provvederà al rilascio di un ‘’Certificato di Immunità’’ per i documenti depositati.

 

Catastrofe sociale o rilancio economico?

Nonostante tutte le contraddizioni interne in termini sanitari, l’India è il primo produttore al mondo di farmaci generici e per trattamenti delle infezioni. Tra questi l’idrossiclorochina, un farmaco antimalarico che agisce sul fegato ed è stato fino ad ora utilizzato con diversi casi di successo nel trattamento del COVID-19. Basti pensare che il farmaco viene esportato a livello mondiale. Il presidente americano Donald Trump ha ringraziato personalmente in un Tweet il primo ministro Modi per aver ‘’ammorbidito’’ il blocco delle esportazioni medicinali e permesso l’invio di questo farmaco verso gli Stati Uniti, che stanno vivendo un vertiginoso aumento della curva di contagio.

Se l'India dovesse riuscire a reggere bene il colpo non subendo danni irreparabili dall’epidemia, potrebbe essere in grado di sfruttare la situazione come booster economico. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che il Pil Indiano nel 2020 raggiungerà l’1,9%, la previsione più alta tra le varie economie censite e addirittura superiore a quello cinese di ben 0,7 punti percentuali. Essere tra i primi a rientrare in produzione avrebbe il vantaggio di poter supportare i mercati ancora in lento recupero.

Se invece il virus dovesse prendere il sopravvento non è difficile immaginare uno scenario disastroso. Il supporto sanitario sulle fasce di popolazione povere sarebbe quasi inesistente, generando un numero di decessi elevatissimo e creando, nelle zone rurali, un’emergenza nell’emergenza. Il contraccolpo economico sarebbe devastante e l’India si troverebbe catapultata indietro di vent’anni, obbligata a recuperare una situazione faticosamente e lentamente conquistata.

Le misure del governo indiano ad oggi sono ancora poche, ed atte principalmente a posticipare le scadenze (od a condonare eventuali ritardi). Ma la promessa è che arriveranno nuovi stimoli, e non solo per le aziende indiane. Il tema fondamentale da affrontare nel prossimo futuro sarà la sostenibilità. Se un’azienda con 100 dipendenti deve pagare gli stipendi ma il primo ministro chiede di non licenziarli, come può sopravvivere senza leve come la cassa integrazione quando la durata del blocco industriale e commerciale non è certa? Se il mercato si ferma, se l’attività non riparte in tempi brevi, chi sosterrà l’onere sociale?

Oggi, alla luce dei dati disponibili, è impossibile determinare quale sarà lo scenario ipotetico. Ovviamente la speranza è che non siano sempre gli ultimi a pagare le conseguenze ma le scene apocalittiche di esodi di massa delle ultime settimane dimostrano che i problemi ci sono. Gestire un'emergenza di questo tipo in un paese di queste dimensioni non è cosa banale, anche per chi ha capacità decisionale e può rifarsi a esempi di altre nazioni che hanno affrontato prima il problema.

 

Aziende italiane: quali rischi e opportunità?

Il contesto richiede nervi saldi per chi lavora con l’India, soprattutto per chi ha una fabbrica e produce in loco. Un amico manager italiano che vive in India da molti anni, qualche giorno fa, raccontava che nessun cliente paga le fatture scadute. Neppure per sbaglio. La conseguenza è che tutto il mercato si è di fatto bloccato. Tutti alla finestra a vedere cosa succederà. Oltre a questo, c’è una catena di complicazioni per chi opera con il subcontinente: dall’attivazione delle clausole di forza maggiore alla gestione delle spedizioni bloccate in questa o quella dogana, fino al rischio di far saltare gli obblighi contrattuali con conseguente perdita di ordini e commesse.

Se lo scenario ipotizzato porterà velocemente l’India fuori dalla pandemia, il COVID-19 avrà avuto il merito di generare una ulteriore opportunità per l’India e per il suo premier che, prima della crisi, si era trovato in una situazione di difficoltà per aver passato la legge sulla cittadinanza che, in qualche modo, discrimina le minoranze musulmane. Le aziende italiane già presenti potrebbero beneficiare quindi di un rilancio quasi immediato. Le aziende esportatrici, ipotizzando un blocco dei viaggi internazionali almeno fino alla fine del 2020, avranno invece il vantaggio di poter sfruttare le già evolute piattaforme digitali indiane per promuovere e distribuire i prodotti italiani. Questa azione sarebbe ovviamente molto positiva per le nostre imprese, che dovranno velocemente recuperare quote di mercato export che saranno difficilmente gestibili su quei paesi che soffriranno maggiormente della crisi economica post-virus.

Ad ogni modo è presto per fare previsioni avventate. È probabile che la complessità del sistema economico indiano richieda mesi di tempo per superare il momento d’inerzia generato dal lockdown. Vi saranno comunque alcuni settori particolarmente favoriti. Tra questi la farmaceutica (l’India è il primo produttore di farmaci generici al mondo) e l’industria dei presidi medicali o di protezione individuale (Invest India ha lanciato una campagna per attrarre investimenti relativi a dispositivi innovativi e l’Ambasciata Indiana in Italia è alla ricerca di produttori italiani interessati a condividere le proprie tecnologie salvavita). Anche l’industria della trasformazione alimentare beneficerà di una crescita importante grazie all’innalzamento dei criteri qualitativi e di controllo che verranno applicati per evitare la diffusione di nuovi possibili contagi. Infine, tutto il segmento dell’IT continuerà la propria parabola ascendente a supporto della gestione dei sistemi da remoto.

Per tutti ormai è chiaro che il mondo post COVID-19 sarà diverso. L’India del “nuovo mondo” per le aziende Italiane sarà probabilmente un interlocutore privilegiato, purché sia in grado di affrontare l’emergenza con visione e forza degna delle sue dimensioni. Del resto, Gandhi diceva "Strength does not come from physical capacity. It comes from an indomitable will”.

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