1 Apr 2020

Brasile: Bolsonaro cambia idea

Daily Focus

Jair Bolsonaro inverte la rotta e ammette: “la pandemia è la sfida più grande della nostra generazione”. Cos’ha fatto cambiare idea al presidente, che definiva la pandemia “poco più di un raffreddore”?


Jair Bolsonaro cambia registro nei confronti della pandemia dopo che, per settimane, aveva definito il virus “poco più di un’influenza”. Il Brasile, ha detto il leader di destra in un discorso rivolto alla nazione, “si trova a confrontarsi con la più grande sfida della nostra generazione” ma ha insistito sul fatto che “la chiusura, per l’economia, sarebbe peggiore del male”. E questo, nonostante il ministero della Salute abbia confermato ormai 201 morti, più della metà dei quali nella città di San Paolo, e 5812 casi positivi. Ma a preoccupare è soprattutto l’accelerazione del contagio: se i primi mille casi infatti si sono sviluppati in circa 25 giorni (dal 26 febbraio al 21 marzo), i successivi 2000 sono stati confermati in soli sei giorni (dal 21 al 27 marzo). E il timore è per quel che potrebbe accadere se il virus dovesse diffondersi nelle favelas di Rio de Janeiro, dove circa due milioni di persone vivono in condizioni estreme, senza servizi igienici o acqua corrente. Qui, da settimane, sarebbero state le gang che controllano il territorio a imporre con la violenza agli abitanti una sorta di quarantena. Intanto, il presidente negazionista si scagliava contro la stampa, accusata di “diffondere il panico”, e commentando la situazione in Italia, l’aveva definita “un paese con un gran numero di vecchi e con un clima totalmente diverso dal nostro”.

 

Al centro delle polemiche?

Nelle grandi città le parole del presidente sono state accolte da concerti di pentole sui balconi, le cosiddette ‘caceroladas’ inscenate dai cittadini che ne chiedono le dimissioni. Bolsonaro è entrato in polemica anche con ministri del governo e in particolare con il titolare del dicastero della Salute, Luiz Henrique Mendetta, che aveva invitato i brasiliani a mantenere la distanza minima di sicurezza per contenere il contagio. Una posizione, quella del presidente, che gli era costata le critiche di una larga fetta della politica, della magistratura, e persino di una parte dell’esercito. 

 

 

 

Un presidente isolato?

Man mano che il virus si propagava nel mondo, con il suo drammatico bilancio di morte, il più grande paese dell’America Latina ha messo in atto una campagna di disobbedienza civile senza precedenti, sostenuta dai leader religiosi, media e amministratori locali. Al momento, solo tre stati su 26, Rondônia, Roraima e Mato Grosso, in cui risiedono circa 5 milioni di brasiliani su un totale di oltre 200 milioni, hanno seguito le indicazioni del presidente evitando le misure di lockdown. Una minoranza talmente esigua da non poter essere ignorata. Secondo i dati di O globo, il 60% della popolazione brasiliana resta a casa, in barba alla propaganda minimizzatrice del presidente.

 

La partita dei governatori?

La resistenza delle autorità statali e municipali è cresciuta dopo che Bolsonaro ha invitato i cittadini ad abbandonare la linea dell’isolamento di massa, delle limitazioni ai trasporti e della chiusura dei negozi. João Doria, il governatore dello stato più popoloso ed economicamente importante del Brasile, San Paolo, ha mantenuto una rigorosa quarantena e sfidato apertamente Bolsonaro, dicendo ai suoi 44 milioni di cittadini: “Non seguite le sue indicazioni”. Il governatore dello stato di Rio de Janeiro, ed ex alleato del presidente, Wilson Witzel, si è spinto oltre, ipotizzando per il capo di stato un’incriminazione alla Corte penale internazionale dell’Aia.

 

Un’economia in stallo?

Anche se può contare ancora su una base elettorale forte e sul sostegno degli imprenditori, il consenso di Bolsonaro era già crollato ai minimi storici agli inizi di febbraio. Il suo governo non è riuscito a risollevare l’economia in stallo e il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno di una ripresa della crescita al 2% dopo la crisi del 2015-2016, la peggiore degli ultimi 50 anni. Il tasso di disoccupazione è quasi dell’11% e si stima che circa 40 milioni di persone lavorino nell’economia informale. La maggior parte di loro non ha abbastanza risparmi per curarsi durante questa crisi. In un quadro politico-istituzionale-sociale già estremamente complicato, il Brasile soffre di un disavanzo di bilancio ancora molto elevato mentre il rapporto debito/pil è all’85%. Con l’arrivo del Coronavirus la spesa pubblica non potrà che aumentare. Un mix esplosivo, da cui neanche il negazionismo potrà salvare il presidente del Brasile.

 

Il commento

Di Antonella Mori, head programma America Latina di ISPI

“A ottobre si terranno in Brasile le elezioni municipali, le prime dopo quelle presidenziali. Un vero e proprio referendum che, nel caso di una crisi economica con gravi implicazioni sociali, porterebbe alla sconfitta della destra. Tra i motivi che hanno spinto il presidente Bolsonaro a minimizzare i rischi della pandemia c’è sicuramente quello di evitare una sicura recessione in un anno elettorale.

In una situazione economica già difficile, la prima vittima del Covid-19 nel paese, saranno comunque le riforme, in particolare quella tributaria e del lavoro per cui, il 2020 sarà sicuramente un anno perso”.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)

 

 

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