19 Nov 2020

Il G20 e le sfide della pandemia

Multilateralismo

Al via sabato in Arabia Saudita il vertice (virtuale) del G20. Clima, pandemia e sospensione del debito sono solo alcune delle sfide con cui i ‘grandi’ del mondo in cerca di un nuovo multilateralismo, sono chiamati a confrontarsi.

 

Sono numerose le sfide che i capi di Stato e di Governo del G20 si troveranno ad affrontare nella due giorni di colloqui che si apre sabato in Arabia Saudita. Il vertice dell’organizzazione che riunisce le economie più ricche del mondo – e che da dicembre passerà sotto la presidenza italiana – ha una lunga lista di temi ‘caldi’ all’ordine del giorno: dai cambiamenti climatici al commercio, dal futuro del lavoro alle disuguaglianze crescenti e alle sfide poste dalla trasformazione digitale. Questioni che la pandemia – che ha costretto gli organizzatori a tenere il vertice in forma virtuale – ha contribuito a rilanciare con maggiore urgenza, sull’onda della peggior recessione degli ultimi decenni. Il tutto mentre le nuove scoperte sui vaccini alimentano le speranze di contenere il virus che ha infettato finora 55 milioni di persone e ha provocato 1,3 milioni di morti a livello globale. Finora le nazioni del G20 hanno stanziato complessivamente oltre 21 miliardi di dollari per contrastare la pandemia e produrre delle cure, oltre ad iniettare miliardi di capitali per sostenere le economie in lockdown e in crisi di domanda. Ma molto resta ancora da fare. Per questo, alla vigilia del summit il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha invitato i leader del G20 ad essere “più audaci e ambiziosi” nella loro risposta alla pandemia.

 

Clima: si è fatto abbastanza?

Oggi, con una pandemia globale in corso, una crescente conflittualità tra stati e di fronte a una crisi economica senza precedenti, sono in molti a chiedersi se il summit sia ancora in grado di dare risposte concrete alle grandi sfide mondiali. Tra le prime della lista, la lotta al cambiamento climatico e all’emissione di gas serra causati per i tre quarti proprio dai paesi del G20. Il fatto che nel 2020 la contrazione sarà pari al 7,5% secondo le stime, non vuol dire che si possa abbassare la guardia. Anzi, il contrario. Secondo il rapporto pubblicato ieri da Climate Trasparency la ripresa economica che seguirà il superamento della pandemia farà certamente tornare a crescere i livelli delle emissioni, mentre nessuno dei Paesi del G20, si trova sulla giusta strada per centrare gli obiettivi indicati dagli Accordi di Parigi, ovvero contenere l'aumento della temperatura media globale entro 2 gradi centigradi, meglio 1,5 rispetto al periodo pre-industriale. Se qualcosa si è fatto, insomma, non è comunque abbastanza. Anche perché i combustibili fossili rappresentano ancora l’82 % della produzione primaria di energia, poiché il calo del carbone è stato compensato dall’aumento del consumo di petrolio (+1 per cento) e di gas (+ 3 per cento).

 

 

Sospendere il debito?

In tempi di crisi, essere ricchi aiuta. La risposta paesi benestanti alla peggior recessione degli ultimi decenni innescata dal Coronavirus, è stata di iniettare capitali e forme di sostegno per l’economia boccheggiante. Lo stesso, ma in misura relativa alle proprie capacità, hanno fatto i paesi a medio reddito mentre quelli poveri si ritrovano oggi con sistemi economici più vulnerabili al perdurare della crisi, e rischiano di vedere milioni di persone scivolare al di sotto della soglia di povertà. Il G20 è chiamato ad adottare scelte coraggiose per contrastare possibili insolvenze del credito nei paesi in via di sviluppo. La scorsa settimana, i ministri delle finanze dei 20 hanno annunciato un "quadro comune" per un piano di ristrutturazione del debito per i paesi colpiti dal virus, ma Action Aid ha descritto la misura come “drammaticamente inadeguata”. Attualmente molti governi spendono più per la restituzione del debito che per la sanità, mentre l’Iniziativa di sospensione del debito del G20 rinvia solo una frazione dei pagamenti, inclusi gli interessi, a metà del 2021. Solo liberandosi dal peso del debito, infatti, i paesi più poveri potranno destinare risorse alla lotta contro il Covid-19, investendo in sistemi sanitari che possano essere in grado di far fronte alla pandemia e non solo.

Finora una risposta coordinata da parte dei grandi organismi internazionali è mancata, ma il summit di sabato e domenica potrebbe portare qualche novità.

 

 

Ricostruire il multilateralismo?

L’Iniziativa di sospensione del servizio del debito (Dssi), voluta dai leader del G20 nella fase più acuta della pandemia, potrebbe diventare uno strumento legalmente vincolante attraverso il quale puntare alla cancellazione di tutti i pagamenti per debito, tra cui quelli nei confronti delle istituzioni multilaterali, fino alla fine del 2022, includendo anche i paesi a medio reddito. Il G20 potrebbe anche insistere per un’analoga presa di posizione da parte dei creditori privati. Un cambio di passo, nel clima di perdurante declino dell’ordine multilaterale potrebbe arrivare con l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, magari con assegnazioni di diritti speciali di prelievo (DSP) che darebbero maggiore forza al Fondo Monetario Internazionale, a vantaggio dei paesi più poveri. “Il G20 sa che sarà necessario un ulteriore alleggerimento del debito. Il gruppo deve ora mostrare maggiore ambizione e proporre misure più audaci per consentire ai paesi in via di sviluppo di affrontare efficacemente la crisi ed evitare che la recessione globale si trasformi in una depressione globale”, scrive il Segretario Generale Onu in una lettera inviata ai potenti del mondo. “Mentre combattiamo questa pandemia senza precedenti, il mondo ha più che mai bisogno di essere guidato da leader uniti che cercano di affrontare la crisi e di ricostruire meglio. La pandemia deve essere un campanello d’allarme per tutti: essere divisi significa mettere tutti a rischio, prevenire significa salvare soldi e vite umane”.

 

Il commento

di Paolo Magri, Chair T20 Italy e Vice Presidente Esecutivo ISPI

“Dal 1° dicembre l’Italia sarà presidente di turno del G20, il gruppo che riunisce le più importanti economie del mondo. È una sfida significativa perché il G20 italiano 2021 si tiene con una pandemia non ancora alle spalle e che ha anzi rilanciato con urgenza interrogativi globali tuttora in cerca risposte: dall'ambiente al commercio, dal futuro del lavoro alla trasformazione digitale.

 

Una prova ambiziosa alla quale ISPI contribuirà attivamente in quanto coordinatore nazionale e chair del Think20 (T20) – assieme a IAI in qualità di co-chair e a Bocconi quale co-chair del T20 summit – ovvero dell'organismo ufficiale che raccoglie i principali think tank e centri di ricerca di tutto il mondo con l'obiettivo di fornire raccomandazioni di policy ai leader del G20”.

 

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