Global Watch Coronavirus: Speciale Geoeconomia n.47

Global Watch Coronavirus: Speciale Geoeconomia n.47

L’economia globale si sta riprendendo, ma è necessario fare di più per accelerare e rafforzare la ripresa. È il ritratto fornito dall’interim outlook dell’OCSE e pubblicato lunedì 8 marzo: secondo l’organizzazione parigina si intravede una via d’uscita dalla crisi, che potrebbe essere imboccata più rapidamente dalla Cina (che è uscita molto prima degli altri dall’emergenza sanitaria) e dagli Stati Uniti. Per questi ultimi, oltre alla velocità spedita con cui sta procedendo la campagna vaccinale, il notevole “rimbalzo” verso l’alto atteso quest’anno (il PIL dovrebbe crescere del 6,5%) sarà accompagnato soprattutto dal “bazooka” fiscale voluto da Joe Biden e approvato in settimana prima dal Senato e poi dal Congresso. Si tratta di 1900 miliardi di dollari, pari a quasi il 9% del PIL statunitense. L’Europa procederà invece un po’più lentamente: in attesa che arrivino le risorse di Next Generation EU, la flessibilità offerta alle rigide clausole del Patto di Stabilità e Crescita sarà estesa per garantire agli Stati membri di proseguire con politiche fiscali espansive. Ma per quanto ancora? Non basta infatti concentrarsi sulle risposte di breve periodo, ma pensare al dopo-pandemia con politiche lungimiranti, in materia fiscale come sanitaria. È infatti importante elaborare sin da ora politiche sanitarie volte a prevenire rischi per la salute e cattive abitudini che hanno contribuito a favorire la diffusione del Covid-19. Così come, nell’anno del G20 italiano, il contributo del forum parallelo “Business 20” sarà cruciale per favorire una ripresa economica sostenibile, con uno sguardo ai settori della salute e delle life sciences, bisognosi di investimenti. Si parla di tutto questo nell’ISPI Global Watch dedicato alla Geoeconomia del coronavirus di questa settimana. Senza dimenticare i Paesi in via di sviluppo, più fragili economicamente ed esposti al rischio di un’esplosione del debito pubblico: anche in questo caso, si attendono risposte concrete dal G20. E con uno sguardo rivolto sia verso il mare, dove i porti saranno infrastrutture sempre più decisive per la futura integrazione economica (a patto che si investano bene i fondi NGEU), che verso il cielo, per analizzare le prospettive per l’aviazione civile dopo un “annus horribilis” in cui abbiamo smesso di volare e viaggiare. 

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