10 Mar 2021

Come il G20 proverà a cambiare la finanza internazionale

Il futuro dei mercati

La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto senza precedenti sull’economia mondiale. Le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI) calcolano una perdita di Pil nel 2020 a livello globale del 3,5%: per le economie avanzate del 4,9% e per quelle in via di sviluppo del 2,4%. Il COVID-19 ha accelerato tendenze già in corso, come le tentazioni protezioniste di alcuni paesi o la transizione digitale del sistema produttivo e finanziario. Queste difficoltà si stanno traducendo nell’aumento delle disuguaglianze e del tasso di povertà estrema per centinaia di milioni di persone, dato che invece era in costante diminuzione.

In questo contesto, la presidenza italiana del G20 si concentrerà sia sul supporto all’economia nel breve termine che sulla costruzione dell’architettura finanziaria post-pandemia. Il compito di definire la strategia del G20 in ambito economico e finanziario spetta al Finance Track, il gruppo di lavoro che riunisce i Ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali dei paesi G20.

Il breve termine: il macigno del debito pubblico

Per far fronte alla pandemia e alle sue conseguenze sul tessuto produttivo, i governi in ogni parte del mondo hanno messo in campo misure fiscali straordinarie a supporto delle proprie economie. Tuttavia, queste politiche espansive hanno un prezzo: l’aumento del debito pubblico. In economie avanzate come il Canada, il Regno Unito e il Giappone, il rapporto debito pubblico/Pil è cresciuto del 26%, il valore più alto tra i membri del G7. In Italia l’aumento è stato del 23%. Nei paesi del Medio Oriente e dell’Asia Centrale, questo dato ha raggiunto il 55% (+8%), mentre in quelli dell’Africa Sub-Sahariana sfiora il 57% (+6%). Nelle economie in via di sviluppo, numeri simili rischiano di risultare insostenibili per le finanze pubbliche. Per scongiurare il collasso economico di questi paesi, nel corso della presidenza saudita il G20 ha approvato, in collaborazione con il FMI e la Banca Mondiale, la Debt Service Suspension Initiative (DSSI) che ‘congela’ il pagamento dei debiti da parte delle economie fortemente indebitate fino a giugno 2021. Oltre a questo, il G20 ha approvato il Common Framework for Debt Treatments beyond DSSI per promuovere misure ad hoc a sostegno di queste economie, tenendo conto quindi delle circostanze dei singoli paesi.

La presidenza italiana ha riaffermato il sostegno alle misure per alleviare il peso del debito pubblico nei paesi in via di sviluppo. Sarà centrale promuovere una efficace implementazione del Common Framework e trovare con le istituzioni finanziarie internazionali delle soluzioni a lungo termine per soddisfare le richieste di finanziamento. Di particolare importanza sarà garantire la trasparenza necessaria nei flussi di capitali da e verso i paesi indebitati per poter monitorare i loro livelli di debito. Maggiore trasparenza si traduce anche in una gestione del debito più agevole e, per i creditori, in informazioni più chiare sull’affidabilità di un debitore.

Ma il G20 non si concentra solo sul presente, perché in futuro potremmo essere colpiti da altre pandemie: su questa base, è stato costituito dal Finance Track a guida italiana un panel indipendente di alto livello per la gestione dei beni comuni globali (come i vaccini).

 

Il lungo termine: cambiamento climatico e sviluppo tecnologico

Oltre alla pandemia, tuttavia, altre tendenze in corso possono destabilizzare il sistema finanziario mondiale: l’emergenza ambientale e la digitalizzazione. Il cambiamento climatico, attraverso i disastri ambientali da esso generati, colpisce direttamente l’economia; inoltre, l’incertezza relativa al tempo e alle modalità che saranno necessari per raggiungere un’economia a impatto zero a livello globale può avere conseguenze negative sul sistema finanziario. Per la presidenza italiana del G20, un punto centrale è porre le basi per una ripresa sostenibile che contribuisca alla lotta al cambiamento climatico. A questo scopo, l’Italia ha proposto che venga ristabilito il Sustainable Finance Study Group (SFSG), istituito nel 2016 e attivo fino al 2018 per facilitare il contributo del settore finanziario agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il SFSG si concentra sugli investimenti che possono avere un impatto positivo sia sull’ambiente che in ambito economico-sociale, focalizzandosi in particolare sullo sviluppo tecnologico, la creazione di posti di lavoro e incentivi alla crescita.

Vi è poi la questione della digitalizzazione, un processo che l'economia mondiale ha intrapreso già prima della pandemia e che da questa è stato accelerato. A causa dei lockdown generalizzati e le restrizioni alla circolazione degli individui, le transazioni digitali in diversi settori dell’economia sono diventate ancora più comuni. Basti pensare all’e-commerce: nel 2018 i flussi di commercio digitali a livello globale ammontavano a 25,6 trilioni di dollari, ma per il 2020 si stima un aumento che, in tempi normali, sarebbe avvenuto in 4-6 anni. La transizione digitale in atto offre molte opportunità per il settore economico-finanziario, ma pone anche delle sfide, che riguardano le disuguaglianze nel livello di diffusione di queste tecnologie e la scarsa regolamentazione alla base della fornitura di servizi finanziari innovativi.

Prima di tutto, il divario digitale esistente tra paesi diversi e all’interno delle stesse nazioni genera disuguaglianze nell’accesso ai servizi finanziari, a partire dal possesso di un conto in banca. Il G20 a presidenza italiana farà leva sulla Global Partnership for Financial Inclusion (GPFI), istituita nel 2012 per ridurre il numero di individui esclusi dai servizi finanziari, compresi quelli digitali. Inoltre, lo sviluppo e la circolazione delle criptovalute deve diventare un tema centrale sull’agenda internazionale, in particolare per le banche centrali. Le transazioni che utilizzano queste nuove monete devono essere regolamentate e rese più trasparenti. Simile è la questione dei Big Tech, le grandi società che operano nel settore digitale: negli ultimi anni si è molto parlato della necessità di regole condivise sulla loro attività – in particolare per quanto riguarda gli aspetti fiscali – e per la presidenza italiana questa è una priorità. La regolamentazione può avvenire anche attraverso la tassazione: l’anno scorso, il G20 ha confermato la volontà di introdurre una digital tax a livello multilaterale. Il governo italiano mira a trovare una soluzione globale e condivisa su questo tema entro la metà di quest’anno, anche grazie al supporto tecnico dell’OCSE e basandosi sul lavoro dell’Inclusive Framework di G20 e OCSE nella lotta all’elusione fiscale delle multinazionali.

In conclusione, le principali priorità del G20 a presidenza italiana riguarderanno il sostegno all’architettura finanziaria internazionale, le cui fondamenta rischiano di essere seriamente indebolite dalla pandemia, e lo sviluppo di strumenti innovativi affinché il sistema finanziario del futuro sia basato su principi di inclusività, innovazione e sostenibilità.

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