20 Apr 2021

Germania: La corsa al dopo Merkel

La CDU sceglie Laschet

Sarà Armin Laschet il candidato cancelliere per i cristiano-democratici (CDU). Ma i Verdi puntano a guidare il paese nel dopo Merkel. 

 

La lotta per la successione ad Angela Merkel e la corsa per il cancellierato tedesco ha assunto nelle ultime ore i toni di un vero e proprio scontro politico. Ma il testa a testa tra Armin Laschet e Markus Soeder, rispettivamente leader della CDU e della CSU, per chi guiderà l’Unione in vista delle elezioni politiche del 26 settembre è finalmente giunta al capolinea: con una votazione segreta, arrivata dopo l’ennesimo vertice conclusosi con un nulla di fatto, i conservatori hanno deciso a larga maggioranza di appoggiare Armin Laschet. Quest’ultimo ha ottenuto 31 preferenze, mentre solo nove dei 46 esponenti della segreteria del partito, si sono schierati con Soeder. “Il dado è tratto”, ha commentato in un comunicato il premier bavarese dopo aver chiamato Laschet ed essersi congratulato con lui per la sua candidatura a cancelliere. Chiusa la saga intestina al partito, ora bisogna recuperare il ritardo: i Verdi, che li tallonano collocandosi al secondo posto nei sondaggi, hanno annunciato che a guidarli sarà Annalena Baerbock. La sua nomina dovrà essere confermata formalmente al congresso del partito a giugno.

 

Lotta intestina?

Armin Laschet, 60 anni, ministro-presidente della Renania settentrionale Vestfalia, è stato eletto leader del partito dei cristiano-democratici a metà gennaio. La sua nomina si inserisce nel solco della continuità con l’indirizzo impresso alla CDU negli anni di leadership di Angela Merkel. L’attuale Cancelliera, protagonista imprescindibile della scena politica europea, ha annunciato che alla fine del suo mandato in settembre, si ritirerà dalla scena politica. Su Laschet si concentra dunque la scommessa dei conservatori per una ‘successione’ indolore: alla luce del crollo nei consensi per la gestione della terza ondata di coronavirus, i ritardi della campagna vaccinale e i recenti scandali di corruzione, non sarà un’impresa facile. Senza contare – fa notare il Die Zeit – che una maggioranza di due terzi “non è proprio un eccesso di fiducia ma piuttosto uno standard minimo per la sopravvivenza politica”. Inoltre, prima di gettarsi nella campagna elettorale, Laschet dovrà ricucire la lacerazione tra i due partiti dell’Unione e quella all’interno della stessa CDU, dilaniata da una lotta di potere che ha sconcertato l’elettorato e indebolito l’immagine del partito agli occhi di molti. E se a settembre le elezioni confermeranno il crollo dei cristiano-democratici, il partito che fu di Adenauer e Kohl potrebbe rimanere fuori dal palazzo della cancelleria per la prima volta dal 2005. 

 

 

Da una cancelliera all’altra?

Annalena Baerbock, 40 anni, sarà probabilmente l’unica donna in gara. Con lei, politologa ed ex atleta, per la prima volta il partito ambientalista punta alla cancelleria. Laureata in scienze politiche e diritto pubblico ad Amburgo, poi diritto internazionale alla London School of Economics, Baerbock è stata in passato consigliera di un’europarlamentare tedesca. Iscritta al partito dal 2005, non ha esperienza di governo in senso stretto e lo ammette serenamente: “Non sono mai stata cancelliera né ministra, ma sono pronta alla sfida”. La sua candidatura sarà ufficializzata al Congresso nazionale dei Verdi in programma dall′11 al 13 giugno. Diversamente dai conservatori dell’Unione, divisi dal duello fra Laschet e Soder, i Verdi non hanno lasciato trapelare alcuna tensione lavorando in grande armonia e trasparenza e riuscendo a crescere esponenzialmente nei sondaggi: oggi sono intorno al 20-23%, più del doppio rispetto all’8% ottenuto nelle elezioni del 2017. Merito di Baerbock, che con il co-leader Robert Habeck, è riuscita a unificare un partito tradizionalmente litigioso dietro un manifesto che include obiettivi climatici più severi, aumenti delle tasse per i lavoratori ad alto reddito e una linea più dura nei rapporti con la Russia. Oggi il partito rientra in alleanze di governo in 11 Land su 16.

 

L’Europa dopo Merkel?

Pur su schieramenti opposti, Conservatori e Verdi tedeschi potrebbero finire, dopo le elezioni di settembre, col governare insieme. Un’evenienza che potrebbe modificare l’assetto e la postura del futuro governo tedesco. Il partito ambientalista si è infatti detto contrario al gasdotto Nord Stream 2 per importare gas russo attraverso il Mar Baltico, un’iniziativa cara a Merkel e alla CDU. I Verdi vogliono lo stop al progetto non solo per motivi ambientali, ma “perché causa danni a livello geopolitico, soprattutto in Ucraina”. E se sperano di cooperare con Pechino sui cambiamenti climatici, non hanno usato mezzi termini per denunciare le “flagranti violazioni dei diritti umani” nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong. La fine dell’era Merkel potrebbe coincidere quindi con nuovi equilibri interni al governo e riverberi nell’intero continente europeo per cui il passaggio di testimone della cancelliera coincide con uno dei periodi più complessi della sua storia recente. La pandemia ha messo a nudo divisioni e contrasti tra gli stati membri che le stesse istituzioni comunitarie non sembrano abbastanza forti per dirimere. E a settembre, quando si eleggerà il nuovo cancelliere, l’Europa dovrà affrontare un rilancio economico senza precedenti, in un assetto di globalizzazione in ritirata e tra potenze sempre più assertive. Come l’Unione deciderà di rispondere a queste sfide dipenderà anche da chi raccoglierà il testimone di Angela Merkel.

 

Il commento

Di Danilo Taino, giornalista e inviato del Corriere della Sera

“È un cambio di stagione quello a cui è di fronte la Germania. Certo in politica, con l’uscita di scena di Angela Merkel. Ma più profondo. Il modello tedesco degli scorsi anni, economico e di posizionamento internazionale, è in crisi. Berlino non è attrezzata, prima di tutto culturalmente, ad affrontare la nuova fase di conflitti tra potenze.

 

Il successo della Germania, ben rappresentato dal metodo della sua cancelliera, non ha previsto la rinascita di barriere commerciali, politiche e addirittura militari: vacilla di fronte al ritorno della geopolitica. I Verdi di Annalena Baerbock possono essere catalizzatori di una svolta. Che purtroppo, però, non potrà essere solo ecologica. Il paese nel cuore dell’Europa deve venire a patti con un mondo più pericoloso di quello incarnato dall’era Merkel”.

 

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

 

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